L’avvio dell’anno scolastico offre l’occasione per denunciare una condizione che per le scuole sta assumendo i caratteri dell’insostenibilità: le segreterie sono sempre più sguarnite, gli assistenti tecnici sono insufficienti e non ci sono abbastanza collaboratori scolastici per presidiare tutti i plessi. 

L’organico COVID ha supportato le istituzioni scolastiche nella gestione degli impegnativi adempimenti connessi all’emergenza epidemiologica. Il suo venir meno ha reso ancora più evidenti le criticità alla base della questione. Criticità – ben presenti già in periodo prepandemico – dovute essenzialmente a due fattori: il ridotto numero di lavoratori assegnati a ciascuna istituzione scolastica e il livello di competenze possedute. 

Il DPR n. 119/2009, come è noto, definisce i criteri e i parametri per la determinazione della consistenza complessiva degli organici del personale ATA. Tali organici, tuttavia, risultano ormai del tutto inadeguati alle esigenze delle scuole che, a distanza di oltre dieci anni dall’emanazione del decreto, hanno modificato profondamente il loro profilo. Esse, infatti, sono diventate dei centri di riferimento per il territorio e operano attraverso una progettualità che ha ampliato le occasioni, i tempi e gli spazi da destinare all’offerta formativa e che richiede, dunque, anche una maggiore vigilanza. Inoltre, il volume delle risorse impegnate e liquidate in esito alle attività negoziali con i fornitori esterni è costantemente cresciuto, così come si sono moltiplicati gli adempimenti a carico delle segreterie. Si aggiungano, in tempi più recenti, le linee di investimento del PNRR che impongono ulteriori attività in termini amministrativo-contabili e di supporto alla progettazione extracurricolare. Non vanno trascurate, a tale riguardo, la grave carenza di DSGA e la mancata attivazione del profilo di coordinatore amministrativo. 

La notevole crescita delle dotazioni tecnologiche anche nelle scuole del primo ciclo, inoltre, ha condotto all’assunzione di circa un migliaio di assistenti tecnici condivisi tra le stesse ma questo numero è ampiamente insufficiente rispetto al fabbisogno complessivo, anche in considerazione dell’elevato numero di sedi e plessi. 

Alla luce di tutto ciò, pur in presenza del rilevante calo demografico e del conseguente ridursi della popolazione studentesca, ribadiamo che l’odierno assetto delle scuole necessita di energie e risorse ben maggiori che in passato. In assenza di un incremento degli organici del personale ATA, esse non hanno modo di operare al meglio per far fronte alla crescente complessità dell’organizzazione. Va evidenziato che l’incremento deve accompagnarsi con l’introduzione di una procedura che consenta di verificare le competenze effettivamente possedute da parte di tale personale. 

Non ha senso, dunque, ancorarsi a criteri e parametri che non riflettono più la realtà delle scuole. Così come non ha senso assumere personale privo delle specifiche competenze richieste dal profilo. 

Urge, quindi, un intervento normativo in tal senso.  

Se la politica crede nel valore dell’istruzione deve avere il coraggio di investire nel sistema educativo. 

L’approvazione della legge di bilancio per il 2023, da parte del rinnovato Parlamento, è una eccellente occasione per dimostrarlo.