La VII Commissione permanente della Camera ha tenuto oggi un’audizione delle parti sociali nel quadro dell’iter di conversione del decreto legge n. 137. L’Anp, nel depositare una memoria scritta, ha sottolineato come il suo contributo intendesse essere soprattutto di integrazione al decreto, più che di commento ai singoli punti di esso.

Giova ricordare che la nostra posizione – già espressa con chiarezza nella Proposta per la scuola nella XVI legislatura e molte volte ripresa da allora – si colloca in una logica diversa e più ampia. Noi siamo convinti che la scuola non si riforma con sempre nuovi interventi di legificazione, che sovrascrivono singoli punti. Non sono in discussione gli obiettivi di volta in volta dichiarati: che condividiamo, come è stato per alcune misure del precedente Ministro e come è per la maggior parte di quelle del Ministro attuale. Ma rimanere nella logica delle modifiche puntuali rischia di alimentare contrapposizioni di principio basate su scelte ideologiche e di schieramento: l’esatto contrario di quel che sarebbe necessario.

Noi sosteniamo da sempre che l’unica strategia vincente è quella di puntare sulla autonomia responsabile delle scuole, che richiede solo tre cose: obiettivi chiari e quantificabili; risorse adeguate; valutazione esterna dei risultati. Tutto il resto andrebbe lasciato alla decisione di dirigenti e docenti che – sul campo e con la conoscenza diretta dei problemi dei propri studenti – saprebbero scegliere le soluzioni più idonee.

Ferma restando questa scelta di fondo, abbiamo preso atto che la strada seguita è per il momento un’altra, quella già tante volte percorsa degli interventi puntuali per decreto. In quest’ottica, non ci siamo sottratti al dovere di segnalare alcuni punti che, a nostro avviso, dovrebbero essere aggiunti al decreto stesso in sede di conversione. Di essi – e delle motivazioni che li sorreggono – vi è ampia esposizione nella memoria scritta che abbiamo depositato presso la Commissione. Con l’auspicio che il prossimo decreto avvii finalmente la delegificazione del sistema, liberando le scuole dall’eccesso di norme che ne intralciano il funzionamento e le obbligano a continue correzioni di rotta.