Il 22 febbraio è stato presentato l’ultimo documento dell’ennesima rivisitazione delle Indicazioni Nazionali che hanno visto la loro prima luce nel lontano 2004.

Il D. Lgs. 59/2004 definiva le norme generali della Scuola dell’Infanzia e del primo ciclo d’Istruzione anche attraverso l’adozione di “Indicazioni Nazionali” per i relativi piani di studio.

Dopo tre anni, con D.M. 31 luglio 2007 e Direttiva n. 68/2007, sono state emanate ed applicate le “Indicazioni per il curricolo”, in vigore sin da subito (a.s. 2007/2008), da usare in forma sperimentale fino all’entrata in vigore definitiva, a regime dall’anno scolastico 2009-2010.

Poi, è stata avviata una breve sperimentazione di revisione delle Indicazioni per il curricolo del 2007. Infatti – ma non è la fine – il D.M. 16 novembre 2010, n. 254, ha emanato le “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’Infanzia e del primo ciclo d’istruzione” che hanno sostituito sia quelli del 2004 sia quelli del 2007 e che, da quel momento in poi, si sono posti come l’unico riferimento indicativo per l’elaborazione dei percorsi formativi, “in prima attuazione e con gradualità” dall’a.s. 2012/13.

La C.M. n. 22 dell’agosto 2013 ne annunciava l’entrata in pieno vigore dall’a.s. 2013/14 avviando nel contempo una serie di misure di accompagnamento con prospettive pluriennali.

C’era dunque da aspettarsi che da un momento all’altro sarebbe uscito un documento che recepisse questi lunghi anni di continua ricerca e sperimentazione. E, in effetti, il Comitato Scientifico Nazionale per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione ha redatto le “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”.

La lettura di alcuni punti iniziali desta perfino buone speranze! A cinque anni dalla pubblicazione delle Indicazioni Nazionali, vi sono stati “tre anni di sperimentazione assistita dal Comitato Scientifico Nazionale, sostenuta da appositi finanziamenti”, “reti di scuole che hanno riflettuto sul curricolo, sugli strumenti didattici, sugli ambienti di apprendimenti”. Si è ottenuta “un’immagine di vivace ricerca e dibattito” e “virtuose esperienze di innovazione”, ma anche il “perdurare di situazioni di disorientamento e incertezza” e di “resistenza ad abbandonare modelli didattici tradizionali” a modalità “prevalentemente trasmissiva”. In più, si citano “testimonianze di esperienze significative”.

Peccato che poi finisca tutto lì! Si sa, è il gusto dell’attesa e dell’ignoto! Ci si sarebbe aspettati un buon rapporto di valutazione di questi tre anni di ricerca in cui rendicontare elementi di forza e di debolezza della sperimentazione in atto, da offrire alle scuole, agli specialisti dell’insegnamento e agli esperti della pianificazione dell’offerta formativa per studiarne gli esiti, confrontare la propria situazione con quella degli altri istituti scolastici per programmarne poi le ricadute in un’ottica di miglioramento.

Per il momento, il Comitato Scientifico Nazionale si è limitato a elaborare una sorta di sintesi dei passaggi più significativi delle Indicazioni Nazionali precedenti, preoccupandosi di evidenziare in grassetto le parti ancora più pregnanti, tra un breve commento e un altro, in funzione di collante.

Le scuole hanno bisogno di altro!

Nessuno sentiva il bisogno di riletture facilitate, di “approfondimenti” e di ricalibrature, ma di strumenti ben più consistenti di quelli che si presentano come semplici atti burocratici!