Nell’incontro di ieri a Palazzo Vidoni tra Governo e Confederazioni sindacali si è riaperto (finalmente) un confronto reale sui tanti temi concernenti il pubblico impiego ed il funzionamento delle amministrazioni pubbliche.

Il Ministro Marianna Madia – significativamente accompagnata dal Sottosegretario Rughetti e dal Presidente dell’Aran Gasparrini – ha dichiarato la volontà del Governo ad agire in modo coerente su più ambiti (legislativo e contrattuale) per affrontare le problematiche afferenti il reclutamento (sulla base dei fabbisogni), la mobilità (secondo le esigenze), la valutazione (con premi differenziati e non generalizzati) e la contrattazione che deve aprirsi per il triennio 2016/2018 (il nuovo scenario di comparti ed aree, le risorse già disponibili per il 2016 e quelle che sarà possibile reperire con la prossima legge di stabilità). 

Per favorire gli approfondimenti sui diversi aspetti, il Ministro ha comunicato che intende demandare all’Aran il confronto preliminare e tecnico con i sindacati, da svolgere entro la seconda decade di settembre in tempo utile per la legge di stabilità ed il nuovo testo unico sul pubblico impiego.

A nome della delegazione CIDA  – costituita da Rembado, Cassi e Germani – il Presidente Rembado ha espresso apprezzamento per l’iniziativa del Governo e la relazione introduttiva del Ministro, dichiarando la piena disponibilità della CIDA sia ai confronti tecnici in sede Aran che a quelli politici con il Governo e segnatamente con il Ministro Madia.

 Nel merito delle questioni Rembado ha sottolineato l’esigenza, finalizzata alla redazione del decreto legislativo sul dirigente pubblico, di una effettiva distinzione delle funzioni di indirizzo, spettanti alla politica, e di quelle gestionali che competono alla dirigenza, ha richiamato la contraddittorietà dell’esclusione dal ruolo unico dei dirigenti scolastici  (oggi ancor più evidente per la loro collocazione nell’area istruzione e ricerca, insieme a dirigenti che appartengono al ruolo unico dello Stato, quali i dirigenti delle università e degli enti di ricerca) e, infine, ha richiamato l’esigenza che in sede contrattuale si proceda alla necessaria e non più procrastinabile armonizzazione normativa e retributiva nell’ambito delle singole aree e comparti.