L’edizione genovese del quotidiano “La Repubblica” dà notizia di un episodio emblematico, verificatosi nel capoluogo ligure.
La dirigente di un istituto comprensivo dell’estrema periferia della città, durante lo scorso anno scolastico, aveva correttamente ritenuto di non poter chiudere la scuola “per settimana bianca”, come improvvidamente aveva ritenuto di deliberare il Consiglio di Istituto, anche perché oltre 300 bambini (quasi tutti figli di immigrati) sarebbero rimasti privi di ogni assistenza durante quel periodo. Aveva quindi promosso una nuova deliberazione dell’organo; ma a quel punto i docenti avevano richiesto un ordine di servizio scritto per assicurare una settimana di didattica alternativa.
Successivamente, avevano avviato un tentativo di conciliazione, richiedendo ciascuno la somma di 1.000 euro a titolo di risarcimento per i “danni”.
La dirigente aveva predisposto una corposa memoria difensiva, corredata di tutti i riferimenti normativi a sostegno della sua decisione. Ma, sorprendentemente, l’USR della Liguria ha ritenuto di non delegarla allo svolgimento del tentativo di conciliazione, assumendolo direttamente su di sè.
In sede di conciliazione, il funzionario delegato ha conciliato sulla base di “soli” 250 euro a testa, riconoscendo quindi in qualche modo il diritto soggettivo degli interessati a non prestare il servizio richiesto.
Al di là delle implicazioni del caso sul piano del danno erariale causato dalla decisione dell’ufficio regionale, l’episodio è emblematico di come l’Amministrazione eserciti il proprio ruolo quando è chiamata a prendere posizione fra un dirigente che vuole garantire il servizio ed i sindacati che si preoccupano unicamente di garantire il personale anche nelle aspettative più discutibili.
Sulla questione, ha preso ferma posizione il presidente della struttura regionale Anp, con un comunicato ripreso dal quotidiano La Repubblica, che ha anche dedicato un servizio redazionale alla vicenda.