Il Ministro Fioroni ha presentato ufficialmente, ieri 4 settembre, il testo delle nuove “Indicazioni per il curricolo”, destinate a sostituire le Indicazioni nazionali per il primo ciclo allegate al D.Lgs. 59 del 2004, in attuazione della legge di riforma degli ordinamenti tuttora vigente.

Si tratta di un documento corposo (oltre cento pagine), anche se molto più snello di quello che lo ha preceduto. Ne è stata diffusa anche una sintesi “in pillole”, che sottolinea alcuni aspetti, di maggior impatto comunicativo: sui quali sarà il caso di ritornare in seguito per una analisi ed un approfondimento non superficiale (ritorno alla grammatica, storia del Novecento e così via).

L’Anp invita i colleghi dirigenti e docenti a far pervenire propri contributi di riflessione sul testo, nell’intento di mettere a punto strumenti di intervento professionale da condividere.

Per il momento, si limita a formulare alcune osservazioni, relative al merito, ma soprattutto al metodo ed agli strumenti.

Osservazioni di merito

Alcune cose sono da apprezzare fin da subito nel documento reso noto:

  • l’alleggerimento del testo, molto più snello delle Indicazioni nazionali e di più agevole lettura;
  • la scelta di non entrare in modo analitico e prescrittivo nella metodologia della programmazione didattica (PSP, OSA, UA …). Al di là del valore intrinseco di tali strumenti, sui quali si possono avere opinioni diverse, resta il fatto che si trattava di una pesante invasione di campo rispetto all’autonomia degli istituti ed alla libertà professionale degli insegnanti;
  • l’accento posto su “traguardi” di livello e su obiettivi di competenze, mentre i contenuti specifici risultano molto meno presenti ed analitici che nelle Indicazioni nazionali. Anche qui ci si è mossi nella direzione giusta, privilegiando l’attenzione al punto di arrivo ed affidando la scelta dei percorsi e degli strumenti ai professionisti della docenza;
  • la critica espressa nel documento contro una concezione della scuola come mero “progettificio”;
  • il recupero del curricolo come strumento per realizzare la progettualità unitaria di istituto.

Osservazioni di metodo

E’ doveroso formulare alcune perplessità al riguardo:

  • l’utilizzo di una Direttiva non appare ineccepibile e prosegue in una tendenza alla creatività giuridica che si sperava esaurita. Al di là delle questioni formali – che pure non sono prive di rilievo – suscita più di un interrogativo la scelta di ricorrere a strumenti tipici del potere gerarchico in una materia che la legge (e la Costituzione) circondano di significative garanzie di libertà. Et de hoc satis …
  • la sperimentazione biennale in vista dell’adozione a regime a partire dal 2009-2010 è di per sé un fatto positivo. Ma se essa deve servire ad orientare le scelte definitive, è dubbio che ci siano i tempi necessari. Il 2007-8 sarà un anno di studio e riflessione da parte dei docenti e delle scuole; il secondo anno si concluderà a giugno 2009 e per allora il Regolamento dovrebbe essere già emanato. E questo è vero anche se, in sua vece, dovesse farsi ricorso al meno auspicabile strumento di un Decreto. Meglio dire allora che si ricerca un confronto e un dibattito sulle idee e sulle proposte: che è cosa utile, ma diversa.
  • formazione degli insegnanti: non è un optional e non si vedono né gli stanziamenti né le risorse professionali che la possano sostenere in tempi brevi. Non si può pensare che i decreti producano in questa materia effetti automatici per il semplice fatto di essere emanati.

Alcuni strumenti necessari

L’introduzione delle nuove indicazioni deve riposare su alcuni supporti operativi:

  • libri di testo, che non possono essere ripensati e riscritti nel giro di poche settimane e neanche di mesi. Per non dire che le case editrici – già “scottate” dalla vicenda delle Indicazioni nazionali, difficilmente affronteranno l’importante investimento richiesto prima di avere la certezza che le nuove indicazioni siano definitive. Occorre aprire un tavolo di confronto anche con esse soprattutto su un punto: se i testi devono sostenere un approccio nuovo all’insegnare (basato su obiettivi e competenze e non su liste di contenuti), devono avere un impianto “a moduli”, cioè essere adottabili “a dispense” o selettivamente, abbandonando la logica dell’enciclopedismo seguita perlopiù negli ultimi anni. Logica che ha prodotto fra l’altro un’inarrestabile lievitazione dei costi e del peso dei manuali. Esiste la volontà di muoversi in questa direzione, richiedendo (o esigendo) la collaborazione del mondo editoriale?
  • supporto tecnico per l’orientamento degli operatori ed il monitoraggio della loro attività. In caso contrario, l’alleggerimento dei “contenuti” indicati dal centro rischia di generare un pericoloso “fai da te” nella pratica quotidiana. Esistono – o si stanno approntando – le risorse materiali e professionali per svolgere efficacemente questa funzione?
  • un sistema nazionale di valutazione degli apprendimenti degli studenti, divenuto a questo punto indispensabile. Tutti i sistemi scolastici che affidano la scelta dei contenuti di insegnamento all’autonomia professionale dei docenti bilanciano questa scelta – fondamentale e da noi condivisa – con quella di misurare gli apprendimenti di ciascuno studente anche attraverso rilevazioni esterne (prove nazionali o altro). In difetto, il rischio della diffusa autoreferenzialità operativa diventa praticamente una certezza. Le indagini a campione attualmente previste non sono idonee a svolgere questa funzione di garanzia.