Nei giorni scorsi, è circolata con una certa enfasi la notizia dell’appoggio di FLC CGIL alla proposta di legge di iniziativa popolare (LIP), promossa da alcuni settori della sinistra radicale e successivamente presentata sia alla Camera che al Senato. Appoggio simbolicamente rafforzato dall’annuncio dell’adesione del Segretario generale di quel sindacato, Domenico Pantaleo.

Quel testo è un “revival” di luoghi comuni del post-sessantottismo culturale. Nei suoi 29 articoli non ricorre una sola volta la parola “autonomia scolastica”, non vi è alcun riferimento alla governance degli istituti, si evoca una sorta di età dell’oro in cui le comunità dei docenti si auto-governano dal basso, senza alcuna referenza né al territorio né agli utenti né, tanto meno, ad una qualche forma di valutazione dall’esterno.

Gli scrutini, per dirne una, sono affidati alla sola componente docente, così come la presidenza delle commissioni di esami di Stato. Ma il meglio viene alla fine, con un dettagliatissimo articolo sulle abrogazioni, che vuole travolgere qualunque traccia di cambiamento intervenuto nella scuola a partire dagli anni Ottanta. Abrogati tutti gli ordinamenti ed i piani di studio e ripristinati quelli della scuola media del 1979 e quelli della scuola primaria del 1985; per quella secondaria superiore, abrogato tutto l’esistente senza indicazione di sostituzione.

Abrogate anche tutte le riforme dagli anni Novanta in poi; abrogata la valutazione delle scuole, abrogato ovviamente l’INVALSI; e, dulcis in fundo, cancellato selettivamente l’art. 25 del D.Lgs. 165/01: ovviamente, senza indicazione di alcun rimpiazzo. Quanto al “capo d’istituto”, un unico brevissimo cenno alle modalità di reclutamento, per concorso, dopo dieci anni di docenza. E basta. Che cosa faccia, quali siano i suoi poteri e le sue responsabilità, tutto rimane nel silenzio.

Al di là dei vuoti normativi, difficilmente colmabili, che si pretende di aprire negli ordinamenti, è chiaro che nel mirino è la stessa dirigenza scolastica, eliminata in radice. Evidentemente alla FLC CGIL la sua ventilata esclusione dal ruolo unico della dirigenza statale non è sembrata sufficiente. Meglio azzerarla una volta per tutte.

Un tale parto di fantasia, ovviamente, non può essere preso sul serio come modello per la nuova scuola. Ma quel che è grave è che FLC CGIL faccia mostra di crederlo e lo appoggi con l’adesione del suo Segretario generale. A questo punto, una domanda, fra le molte, è d’obbligo: quel sindacato ritiene ancora di poter rappresentare i dirigenti scolastici, nel momento stesso in cui appoggia una proposta di legge che ne vuole l’eliminazione?

E, naturalmente, a questa domanda ne segue un’altra: i dirigenti scolastici che attualmente aderiscono a FLC CGIL cosa pensano di questa svolta sessantottina del proprio sindacato? Si sentono ancora rappresentati da questa linea sindacale che sottoscrive la cancellazione della loro funzione?