Le Commissioni riunite I (Affari costituzionali della Presidenza del Consiglio e interni) e XI (Lavoro pubblico e privato) della Camera hanno invitato l’ANP ad esprimere osservazioni e suggerimenti in merito alle iniziative legislative finalizzate a garantire una maggior protezione nei confronti dei soggetti deboli (minori in tenera età, anziani e disabili), nell’ambito dell’esame delle proposte di legge C. 1066 e C. 480, recanti misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale.
Tale iniziativa è motivata dalla necessità di fare fronte al crescente allarme sociale per gli abusi e le violenze a cui la cronaca ha dato grande risalto, con adozione di misure dissuasive e a tutela dell’incolumità dei bambini e degli anziani, anche con l’introduzione della videosorveglianza.
Durante l’audizione il Presidente Antonello Giannelli, premesso che l’ANP condivide l’iniziativa legislativa volta a rinforzare la protezione nei confronti dei minori, degli anziani e dei disabili ha dichiarato che “l’ANP ritiene condivisibile l’introduzione di disposizioni di legge che impongano la verifica, tanto iniziale che periodica, del possesso dell’idoneità psicoattitudinale all’attività da svolgere. Professioni delicate e rilevanti quali quelle dell’educazione, dell’istruzione e anche della cura di anziani e disabili, necessitano di personale appositamente individuato tramite concorsi che prevedano non solo l’accertamento del possesso di conoscenze e competenze specifiche, ma anche preliminarmente dell’attitudine a lavorare a stretto contatto con bambini, adolescenti anziani”.
Per quanto riguarda l’introduzione di sistemi di videosorveglianza, Giannelli specifica che “non esiste un diritto assoluto alla privacy, così come non esiste un diritto assoluto alla tutela. Tra i due, noi riteniamo che il diritto alla tutela prevalga. La scuola non teme di aprirsi all’esterno, pur nel rispetto della privacy del personale e, soprattutto, dei bambini e dei soggetti deboli ospitati dalle strutture”. Per questo l’ANP, nel documento presentato alla Commissione, ha suggerito che il sistema di videosorveglianza venga organizzato in modo tale da rendere le registrazioni inaccessibili al personale in servizio presso la struttura in questione; i dati dovrebbero essere raccolti in forma crittata e mantenuti su server, locale o preferibilmente remoto, solo per un tempo non superiore a 30 giorni; l’accesso alle registrazioni dovrebbe avvenire solo su disposizione della competente autorità giudiziaria o disciplinare, a seguito della presentazione di esposti e/o denunce; le credenziali di accesso del sistema dovrebbero essere in possesso del solo dirigente responsabile della struttura pubblica o del gestore della struttura privata.
“I sistemi di videosorveglianza dovrebbero essere adottati solo per garantire la sicurezza e non per permettere ai genitori di verificare in tempo reale il lavoro degli operatori” conclude Giannelli, “quando un bambino viene affidato all’autorità scolastica, si instaura nella generalità dei casi un rapporto di fiducia ben riposto. Qui non si intende proporre una forma di controllo generalizzato dell’attività degli insegnanti, ma solo di prevenire eventuali – fortunatamente rari, ma comunque gravissimi – abusi e anche di consentire viceversa di dimostrare in certi casi l’infondatezza di accuse che a volte circolano nei confronti di operatori ineccepibili”.