Ricorre oggi il Cinquantesimo anniversario della fondazione della CIDA-Funzione Pubblica, la federazione cui aderisce l’Anp.
Il Presidente Giorgio Rembado lo ha ricordato con un articolo pubblicato su Italia Oggi che si riporta di seguito.

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La CIDA Funzione Pubblica compie 50 anni

Cinquant’anni. Compiuti oggi. Il 5 marzo 1962 nasceva la Fe.N.D.E.P. (Federazione Nazionale Dirigenti Enti Previdenziali) primo nucleo costituente dell’attuale CIDA Funzione Pubblica, che, accanto alle Organizzazioni preesistenti dei dirigenti di aziende industriali, di quelli del commercio, del credito, delle assicurazioni e dell’agricoltura, entrava a far parte della CIDA, storica Confederazione della dirigenza, da allora privata e pubblica.
Nata per rappresentare i dirigenti degli Enti pubblici non economici, la nuova Federazione si allargò ad altri settori, a quello della Sanità, della Ricerca, dell’Università, delle Regioni e degli Enti locali, della Scuola, dei Ministeri.
L’incontro in ambito confederale fra culture gestionali diverse, quella delle Amministrazioni e degli Enti pubblici e quella delle aziende, fu prima di tutto il frutto di un’intuizione, felicemente anticipatrice rispetto al comune sentire dei soggetti in campo: che i mondi del lavoro privato e pubblico, fra di loro lontani e talvolta reciprocamente guardinghi e sospettosi, avevano un patrimonio ideale comune nei valori della responsabilità e del merito e un terreno di intesa nelle qualità manageriali da potenziare nei rispettivi campi di attività per un miglioramento dei risultati e della qualità dei servizi al cittadino e della produzione ai clienti. Si è parlato d’intuizione e non di piena realizzazione, perché, come spesso succede, alla velocità delle idee non corrisponde quasi mai altrettanta prontezza nell’adeguamento alle stesse della realtà. Ma è anche vero che una così potente innovazione ha permeato di sé negli ultimi decenni anche i cambiamenti normativi ed ordinamentali del mondo del lavoro delle pubbliche amministrazioni: nessuno vuole e può attribuirsene il merito ma che questa fosse l’idea ispiratrice dei precursori e dei protagonisti della storia associativa della Federazione è sicuramente ineccepibile.
Cambiamento in data più recente della Federazione, in piena sintonia con la Confederazione di appartenenza, è stato quello di aprire la rappresentanza alle alte professionalità e ai quadri apicali, nel rispetto delle trasformazioni in atto dell’organizzazione del lavoro e della rappresentanza di quelle categorie che insieme ai dirigenti hanno un patrimonio valoriale comune.
In 50 anni 5 presidenti: Orazio Paretti, Maurizio Angelo, Luigi D’Elia, Antonio Zucaro, oltre allo scrivente.
Il senso di un anniversario è anche quello di interrogarsi su cosa ci attende, soprattutto quando si è portatori di una storia importante. Nel nostro caso a me pare che alla Federazione tocchi un compito assai arduo, accanto a quello – tradizionale ma difficile nell’attuale fase storica – della valorizzazione delle categorie rappresentate, ovvero il compito di contribuire ad una riduzione della parcellizzazione della rappresentanza nelle Amministrazioni e negli Enti pubblici dove la concorrenza tra sigle sindacali è assai sviluppata e contribuisce non poco all’indebolimento delle Organizzazioni rappresentative.

Giorgio Rembado