Si è conclusa attorno alle 16.00 di oggi l’attesa udienza alla VI Commissione del Consiglio di Stato per discutere il merito relativo al ricorso dell’amministrazione contro la sentenza del Tar Lombardia che aveva annullato la correzione delle prove scritte per una presunta trasparenza delle buste contenenti i nominativi dei candidati. Sono state sentite le parti. Presenti per l’amministrazione l’avvocato dello Stato, avv. Federico Basilica e, per gli idonei del concorso, l’avv. Pierpaolo Pugliano.
Il presidente Severini ha dato la parola all’avv. Basilica che ha richiamato i due pareri tecnici forniti per l’amministrazione dal Poligrafico dello Stato e su incarico del presidente della VI sez. Giorgio Severini dal prof. Teodoro Valente, Università La Sapienza. Secondo entrambi tali pareri il valore medio di opacità delle buste non era inferiore al 96%, più che sufficiente a mantenere la riservatezza dei dati anagrafici contenuti nelle buste sol che si pensi che basta il 90% di opacità per garantire il segreto postale. Inoltre, l’avv. Pugliano ha aggiunto che la parte resistente non ha fornito i nominativi di chi avrebbe tratto vantaggio o svantaggio dalla situazione, basando le proprie argomentazioni unicamente sul fatto che con determinati espedienti le buste potrebbero lasciare intravedere i nominativi dei candidati. Ma se così fosse successo e se ci fossero le prove che questo è successo di ciò dovrebbe occuparsi il tribunale penale a seguito di una denuncia che non è stata presentata.
Gli avvocati di parte resistente in risposta hanno ammesso che effettivamente solo utilizzando determinati artifici (svuotare l’aria contenuta nelle buste o in particolari condizioni di luce) sarebbe stato possibile per alcuni soggetti interpretare e leggere il contenuto delle buste medesime.
Ovviamente bisognerà attendere la sentenza con fiducia.