[09/04/2013]
Ha suscitato scalpore negli scorsi giorni la vicenda di una bambina ipovedente della val di Susa, cui sarebbe stata negata l’iscrizione in un plesso di scuola media . I mezzi di comunicazione si sono immediatamente lanciati nella caccia al “colpevole”, prontamente individuato nel Dirigente della scuola.

Nessuno ha avuto l’onestà intellettuale di ricercare i motivi dell’accaduto, né dei comportamenti degli attori coinvolti: per esempio, che il plesso aveva un’unica classe prima, che quella classe era già di cinque unità sopra le norme di sicurezza (in provincia di Torino, dove la magistratura ha sanzionato implacabilmente per molto meno!), che comprendeva un altro disabile grave, che inserirvi un’altra bambina ed un altro insegnante di sostegno avrebbe portato la situazione a livelli inaccettabili, non solo per la sicurezza ma per la stessa agibilità didattica.

Nessuno si è preso la briga di ricercare se il Dirigente avesse la possibilità di sdoppiare la classe o se il Comune quella di ricavare nel plesso un’aula più grande: eppure sia l’uno che l’altro si erano immediatamente dati da fare in tal senso.

L’incidente sembra, fortunatamente, in via di soluzione, grazie all’impegno ed al senso di responsabilità di molti. Intorno al Dirigente si sono stretti solo i colleghi e gli amministratori locali dei comuni vicini, per fortuna numerosi. Facciamo volentieri nostra la loro richiesta di dare pubblicità al documento di solidarietà che hanno sottoscritto e che trovate in allegato.

Quel che vorremmo aggiungere è solo una considerazione: fino a quando si potrà continuare ad addossare sulle scuole e su chi le dirige ogni tipo di responsabilità, negando loro nel contempo i mezzi per farvi fronte?

Allegato: documento scritto da una serie di docenti e amministratori della Valle di Susa in merito al caso della bimba ipovedente non accettata da una scuola della valle