Il Consiglio dei Ministri – nella seduta del 25 gennaio scorso – ha varato un decreto legge (vedi allegato), contenente numerose misure di “liberalizzazione”, il cui ultimo articolo è interamente dedicato ad interventi di politica scolastica.

Nella sostanza, il testo prevede tre cose:

  1. il sistema (statale) dell’istruzione secondaria superiore comprenderà – oltre ai licei – anche gli istituti tecnici e gli istituti professionali. Parallelamente, vengono soppressi dalla lista degli otto indirizzi liceali di cui alla legge 53 il liceo economico e quello tecnologico (che erano appunto eredi sostanziali degli istituti tecnici). A questo punto, la “seconda gamba” del sistema previsto dalla legge 53, quella dell’istruzione e formazione professionale, di competenza delle regioni, resta di fatto vuota (o limitata ai centri di formazione professionale,come in passato);
  2. saranno costituiti in ogni provincia “Poli tecnico-professionali”. Di essi faranno parte, su base consortile, istituti tecnici, istituti professionali, strutture formative regionali rispondenti ai Livelli essenziali di prestazione definiti dalla legge e gli Istituti tecnici superiori, la cui istituzione è prevista dal comma 631 della legge finanziaria, come destinati a sostituire gli attuali corsi IFTS;
  3. le donazioni effettuate in favore delle scuole saranno ammesse al regime delle detrazioni fiscali, analogamente a quanto già accade per le erogazioni liberali in favore delle ONLUS. Le somme così raccolte saranno finalizzate esclusivamente ad interventi di edilizia scolastica, all’innovazione tecnologica ed al miglioramento dell’offerta formativa.

Parallelamente, è stato dato il via libera ad un disegno di legge (vedi allegato), interamente dedicato alla scuola, che prevede ulteriori misure, in parte interconnesse con quelle oggetto del decreto. Esse sono:

  1. il riordino ed il potenziamento degli istituti tecnici e professionali, che – sembra di capire – verrebbero unificati, con contestuale riduzione nel numero degli indirizzi e ristrutturazione dei piani di studio;
  2. una delega al Governo per la riforma degli organi collegiali della scuola. Nulla è detto circa il loro numero ed i criteri per la loro formazione. Vengono però enunciati alcuni principi, sui quali occorrerà riflettere:
    • possibilità di far “partecipare” agli organi collegiali ed alla giunta esecutiva rappresentanti delle autonomie locali, dell’Università, delle associazioni, delle fondazioni e delle organizzazioni rappresentative del mondo economico, del terzo settore, del lavoro e delle realtà sociali e culturali presenti sul territorio;
    • attribuzione alla giunta esecutiva di “funzioni di supporto e collaborazione in merito alle decisione di rilevanza economico-finanziaria nonché in materia di gestione amministrativo-contabile”, particolarmente per quanto riguarda l’utilizzo delle donazioni previste dal decreto legge;
    • possibilità di istituire in ogni scuola “un comitato tecnico volto a supportare e monitorare la corretta attuazione” del POF;
    • previsione di specifici corsi di formazione per i dirigenti scolastici ed i direttori SGA “finalizzati al più efficace esercizio delle rispettive funzioni”.
  3. istituzione di un “fondo perequativo”, finanziato con il 5% dei fondi della legge 440, destinato a riequilibrare le disponibilità finanziarie delle scuole (verosimilmente, in favore di quelle cui non andranno le donazioni previste dal decreto legge – ma non è precisato);
  4. una serie di misure correttive ed abrogative, quasi tutte destinate a perfezionare sotto il profilo tecnico-giuridico il distacco dei licei economici e tecnologici dal sistema liceale, come previsto dal decreto-legge. E’ verosimile che, in sede di conversione, queste misure vengano incorporate nel decreto stesso;
  5. viene inoltre prorogato di un ulteriore anno il termine per interventi modificativi del decreto legislativo n. 226 (secondo ciclo). Questo termine (che nella legge di delega era di diciotto mesi a decorrere dal 17 ottobre 2005) era stato già portato a tre anni dal decreto legge Bersani di luglio e viene ora elevato a quattro anni. Conseguentemente, è rinviata di un anno – fino al 2009-2010 – l’entrata in vigore del decreto legislativo 226 nel suo complesso.

Sulle misure annunciate, si vedano (in allegato) le prime valutazioni dell’Anp.