Caro Socio,

come sai, è stato ormai pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con il numero 107 del 15 luglio, il testo della legge sulla scuola. Si conclude così il percorso formale di un provvedimento fortemente osteggiato da una parte dei docenti, ma soprattutto da parte di quei gruppi di potere, espressione del vecchio blocco conservatore che ha mal governato la scuola negli ultimi decenni: in prima linea, le grandi centrali sindacali, che vedono rimessa in discussione la loro presa sul sistema; appena dietro, la burocrazia ministeriale, che ha sempre percepito come una minaccia per la propria sopravvivenza ogni ipotesi di trasferimento di poteri decisionali verso le istituzioni scolastiche autonome.

I toni sono saliti molto al di sopra di quel che sarebbe stato comprensibile in un normale dibattito di politica scolastica e si è assistito anche a vere e proprie cadute di stile, fra le quali va inclusa la campagna di delegittimazione e di messa in caricatura della figura dei dirigenti scolastici: ricoperti di sospetti e contumelie come veri e propri “nemici di classe”, assetati di potere e solo desiderosi di utilizzarlo per scopi inconfessabili e per coltivare i propri privati interessi.

Anp si è distinta da questo coro, per la sobrietà dei suoi commenti e la lucidità delle analisi che ha prodotto e diffuso attraverso il proprio sito. Ha difeso, come era suo dovere, la dignità della categoria che più di ogni altro rappresenta, senza scadere nella personalizzazione del dibattito e senza rispondere alle provocazioni insistenti.

Oggi che il percorso parlamentare della legge è alle spalle, torna a far sentire la propria voce e lo fa in primo luogo in direzione dei docenti, senza i quali nessuna scuola è possibile. Ti è noto, perché sei iscritta ad Anp, e perciò vicino ai suoi dibattiti, qual è la nostra posizione in questa materia: siamo da sempre e da soli stati favorevoli ad uno sviluppo di carriera professionale fondato sul merito, ad un recupero del prestigio sociale degli insegnanti come professionisti e contro l’appiattimento impiegatizio che è stato invece perseguito dagli altri sindacati con la complicità dell’Amministrazione.

I loro interessi non sono i nostri. All’alleanza di fatto fra Ministero e sindacati fa comodo gestire grandi numeri basandosi sulla negazione delle differenze, che invece esistono. Noi, che guidiamo le scuole, sappiamo che esse vanno avanti proprio grazie a queste differenze; e che la scuola come sistema non è ancora del tutto collassata perché esistono persone che sentono l’orgoglio del proprio lavoro e sono pensierose del bene comune. E da sempre ci siamo battuti perché ad essi fossero offerte delle opportunità concrete di farsi valere e riconoscere.

Altro che “superpoteri”, derisi e buttati in caricatura. Molto in concreto, quel che la legge ha introdotto e che noi rivendichiamo come un successo della nostra visione etica e politica, sono due novità, che entrambe vanno a beneficio degli insegnanti: quella che è stata impropriamente definita “chiamata diretta” e che è la possibilità per i giovani più preparati e motivati di scalare più in fretta l’accesso a posizioni di responsabilità, senza l’umiliante trafila ultradecennale delle graduatorie; e quella del bonus premiale, che consente di offrire riconoscimento sociale, prima che denaro, a chi fa di più e meglio nella scuola, senza doversi piegare al pedaggio di una qualche cordata sindacale per accedere alla miseria di un fondo di istituto, che gli stessi sindacati hanno saccheggiato per mantenere l’appiattimento salariale degli scatti di anzianità.

E’ troppo poco? Forse, anzi certamente. Ma una legge si giudica per quel che contiene e non per quello che avrebbe potuto contenere di più senza le contestazioni selvagge di cui è stata fatta oggetto per dieci mesi, in Parlamento e fuori.

Resta da fare quel che è più importante: passare dai principi all’attuazione, a cominciare dal ripristino di un clima accettabile di collaborazione nella singola scuola. Si sono ascoltate nelle scorse settimane cose inaccettabili in un paese di diritto: inviti alla ribellione, al blocco delle istituzioni, alle barricate contro una legge dello Stato. Se, per ipotesi, essa contenesse violazioni alla Costituzione, spetterebbe alla Corte identificarle e rimuoverle e non ad un’assemblea di privati cittadini. Sono ovvietà che non dovrebbero neppure essere ricordate in un paese consapevole dei propri fondamenti culturali e giuridici: eppure sembra che se ne sia smarrita la memoria.

Abbiamo voluto scriverti, in questa pausa estiva fra la fase parlamentare e quella attuativa della riforma, per chiederti un impegno di testimonianza delle tue idee, in primo luogo nella tua scuola e poi fra quanti conosci che si occupano a vario titolo di scuola. La tua vicinanza alla nostra Associazione ci consente di ritenere che tu condivida una parte importante del suo patrimonio di idee e di valori: ti chiediamo di fartene portavoce, discreto ma a testa alta, intorno a te.

Le prossime settimane ed i prossimi mesi saranno decisivi per il futuro della scuola: per farla uscire da una condizione di routine rassegnata, rancorosa e priva di aspettative per il futuro, ovvero per farvela ripiombare per chissà quanto tempo ancora. Segui sul nostro sito i documenti di analisi della legge, studiali e falli conoscere. Dai il tuo contributo al recupero del buon senso e prima di tutto del senso della misura. Aiuta te stesso ed i tuoi colleghi a comprendere che il dialogo è fertile, ma il dissenso cieco e violento non porta da nessuna parte.

La buona scuola nasce prima di tutto fra noi e per opera nostra. Ricordiamolo a noi stessi ed agli altri nel tempo che verrà.

Con questo appello a recuperare lo spirito critico e le passioni nobili, ti giungano anche i nostri migliori auguri per un sereno periodo di riposo estivo prima della ripresa autunnale.

 

Giorgio Rembado

Presidente nazionale Anp

 

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