Ancora una volta, dobbiamo registrare vittime fra gli studenti di una scuola. Vittime di una normativa sulla sicurezza che – da quindici anni a questa parte – è stata solerte solo nel reprimere mancanze di natura documentale e formale, senza riuscire a rimuovere le cause vere per cui a scuola si muore.

E’ solo di pochi mesi fa l’ultima proroga concessa agli Enti locali per “completare” i propri piani di intervento per la messa a norma degli edifici scolastici: la legge finanziaria 2007 ha fissato il termine al 31 dicembre 2009. Ma è solo la più recente di una serie di proroghe, che fin dall’inizio hanno contribuito a nascondere il problema vero: i rischi per l’incolumità delle persone non dipendono se non in minima parte dagli adempimenti procedurali. Sono i controlli statici, sono le verifiche sugli impianti che mancano e che continuano a mancare.

Certo, è più facile multare un dirigente scolastico che costringere gli Enti locali a fare la loro parte. Ma il primo non ha i mezzi per incidere sulle cose che realmente contano, mentre i secondi (che ne avrebbero il potere) non ne hanno i mezzi e comunque riescono sempre a far rinviare il termine per provvedere.

Ci risulta che la ASL di Rivoli sia stata in questi ultimi due anni particolarmente attiva nel perseguire mancanze formali e procedurali e che abbia irrogato multe ai dirigenti per decine di migliaia di euro. Stranamente, non si è curata di verificare se i soffitti fossero in buono stato. Ed ora si piange sull’ennesimo giovane morto e sui suoi colleghi feriti.

Queste cose non le diciamo da oggi, sull’onda dell’emozione. Da anni denunciamo l’assurda persecuzione nei confronti dei responsabili delle scuole, per mancanze che non incidono sulla sicurezza reale. Due anni fa – insieme con l’Associazione Vittime di San Giuliano di Puglia – abbiamo messo a punto e presentato una proposta di legge di iniziativa popolare che si proponeva di modificare questo stato di cose. Siamo rimasti inascoltati: ed oggi le polemiche ed i rimpalli di responsabilità ripartono da zero.

Come associazione professionale, esprimiamo la nostra piena solidarietà alla collega Maria Torelli, che si trova a gestire una difficile situazione con l’amarezza di non aver potuto far nulla per evitare che si verificasse. E siamo naturalmente vicini alle famiglie dei giovani colpiti: vittime anche loro di una colpevole indifferenza di chi doveva provvedere ed ha preferito rinviare.

La sicurezza è un tutto che si tiene. Non può essere fatta di pezzi, ognuno dei quali va per la sua strada: oggi le multe, domani (forse) i lavori; o – più probabilmente – un’altra proroga. Ad uccidere sono i lavori non fatti, o mal fatti, o rinviati. Della sicurezza di carta – che prima o poi si strappa e fa morti e feriti – non sappiamo che farne.