Senza un serio rilancio del sistema scolastico, l’Italia resterà bloccata in un assetto sociale rigido e con scarse prospettive di crescita. Il recentissimo rapporto OCSE di giugno 2018 fotografa una situazione di grave indebolimento del meccanismo noto come “ascensore sociale”: sono sempre più scarse le opportunità di passaggio degli individui a livelli socio-economici superiori rispetto allo status conseguito dai loro genitori. Rispetto alla Danimarca e agli altri paesi scandinavi, dove bastano due o tre generazioni per conseguire condizioni di reddito più vantaggiose, in Italia il raggiungimento di una migliore retribuzione richiede – per chi proviene da famiglie svantaggiate – il passaggio di 4/5 generazioni. Per il Direttore della divisione Lavoro e Politiche sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta, “L’Italia è uno dei Paesi che ha fatto meno progressi nell’aumentare il livello di istruzione” (Sole 24ore).
La nostra scuola, in altre parole, non è in grado di offrire sufficienti opportunità e prospettive ai bambini e ai ragazzi provenienti da contesti deprivati. Appare evidente la violazione dei princìpi di pari opportunità, di libertà di scelta, di valorizzazione degli interessi personali e dei talenti. Oltretutto, i dati dimostrano come il raggiungimento della laurea contribuisca solo parzialmente al successo professionale e al riconoscimento economico: in Italia, rispetto ai diplomati, i laureati con istruzione terziaria ottengono salari superiori di solo il 40%, a fronte di una media Ocse del 60%. Si tratta di una situazione gravissima e preoccupante per un sistema che dichiara costantemente di voler promuovere i valori di democrazia ed equità.
Secondo il rapporto, per uscire dall’attuale situazione è necessario: 1) allargare la platea dei bambini inseriti nel sistema 0-6, 2) ridurre il tasso di abbandono scolastico e 3) agevolare l’accesso dei giovani provenienti da contesti disagiati nell’ambito dell’istruzione terziaria. Quest’ultimo aspetto risulta tra i più emergenziali ed è confermato dai dati relativi al passaggio alla scuola secondaria superiore (Rapporto Fondazione Agnelli, febbraio 2018): la disparità di opportunità socio-culturali ed economiche tra i ragazzi che si iscrivono agli Istituti Professionali e i loro compagni iscritti ai Licei e – in parte – agli Istituti Tecnici risulta sempre più accentuata. Soltanto il 14% dei ragazzi che si diplomano negli indirizzi professionali si iscrive all’Università, confermando le osservazioni dell’OCSE.
A giudizio dell’ANP, dobbiamo compiere una riflessione politico-culturale importante e coraggiosa e dobbiamo avviare efficaci azioni di compensazione del disagio socio-economico. È indispensabile agire presto e con determinazione per elevare la qualità del sistema di istruzione ed il suo livello di equità, valorizzando docenti e dirigenti e rendendo più attraenti queste professioni.
È necessario, in particolare, coinvolgere maggiormente il personale docente prevedendo sviluppo di carriera, premialità e formazione continua, potenziare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, collegare maggiormente scuola e mondo del lavoro, ridurre le incombenze burocratiche che distraggono energie e risorse dalla progettualità e dall’innovazione didattica.
L’ANP è in prima linea nel reclamare qualità e giustizia sociale nel sistema educativo italiano.