A seguito dell’incontro tenutosi il 5 giugno tra il MIUR (Direzione degli ordinamenti) e le OOSS sulla revisione delle Indicazioni per il curricolo, pubblichiamo le osservazioni formulate dalla nostra delegazione durante l’incontro stesso.

A seguito del monitoraggio effettuato dal MIUR sull’attuazione delle Indicazioni per il curricolo (con riferimento al testo mai abrogato delle Indicazioni nazionali precedenti), è stato proposto, più che una revisione, un vero e proprio nuovo testo che va a modificare, anche strutturalmente, il precedente.

Si ritiene necessario fare alcune annotazioni sui contenuti del testo stesso e sul rapporto che vi si delinea tra il “centro” del sistema e la “periferia – scuole”:

(1) il compito del centro è quello di dare indicazioni alle scuole su obiettivi generali e specifici (art. 8, DPR 275/99), sì caratterizzati da chiarezza, ma anche da un alto livello di elaborazione. Per questo alcune semplificazioni che sono state introdotte rispetto al testo originale ci lasciano perplessi. Inoltre, non sempre la distinzione tra i traguardi e gli obiettivi ivi delineata appare incisiva;

(2) le scuole hanno dimostrato negli anni di avere alcuni problemi in merito alla costruzione dei curricoli personalizzati previsti dal regolamento dell’autonomia (ciò che costituisce il core della stessa), in quanto non è stata fatta adeguata formazione per i docenti. Nessuno, fino dalla loro formazione iniziale in seno alle Università, si è preoccupato di insegnare come, partendo da obiettivi generali e specifici, si possa procedere alla costruzione di curricoli caratterizzati da obiettivi di apprendimento in termini di risultati. Ci si è sempre preoccupati, al più, quando lo si è fatto, di curare il “come si insegna” non il “come si fa ad apprendere”;

(3) il passaggio dagli obiettivi di conoscenza (che ha da sempre caratterizzato il nostro sistema) a quelli di competenza, anche se percepito a pieno e non solo in modo formale, non ha modificato nei fatti l’impianto della “programmazione” nelle scuole. Si è continuato cioè a perseguire conoscenze come finalità e non come strumenti per acquisire competenze. Ciò ha fermato il processo di attuazione dell’autonomia anche dal punto di vista dello sviluppo professionale dei docenti.

Con tali premesse, guardiamo con preoccupazione alla scomparsa delle “aree disciplinari” (alcune delle quali, tra l’altro, hanno una consolidata presenza nelle scuole a partire dai programmi del 1979 della Scuola Media). Poiché queste sono la struttura multidisciplinare centrale per l’impostazione di percorsi con obiettivi di competenza, si toglie un fondamentale strumento organizzativo della didattica e si favorisce una lettura di “ritorno” al disciplinare, nonostante le premesse e le buone intenzioni. La collegialità, intesa come luogo della progettazione comune, obiettivo centrale di un sistema che persegue risultati in termini di competenze, non è di fatto operante.

Si ritiene che il testo delle Indicazioni per il curricolo sia da mantenere nella sua struttura portante in quanto coerente con gli obiettivi del sistema. Gli interventi che si possono prefigurare riguardano invece il rapporto con il secondo ciclo e l’implementazione delle proposte riguardo al curricolo verticale (quindi, orientamento e scelte strutturali per il compimento dell’obbligo di istruzione).