L’ANP (associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola) è in prima linea nel reclamare qualità e giustizia sociale nel sistema educativo italiano, sostenendo che sia la scuola la sede deputata per sviluppare i principi di eguaglianza, pari dignità e piena partecipazione sanciti dall’articolo 3 della Costituzione italiana.
Oggi Carlo Cottarelli, su La Stampa, ha scritto che uguaglianza delle opportunità significa “uno Stato che favorisce tale uguaglianza, per esempio attraverso una scuola pubblica che consenta la formazione di un capitale umano a tutti, anche a chi proviene da ambienti svantaggiati, una scuola che funzioni bene al Sud, al Centro, al Nord, una scuola che porti via i ragazzi dalle strade per avviarli a una vita professionale proficua”.
Antonello Giannelli, presidente di ANP dichiara che “la nostra scuola non è in grado di offrire sufficienti opportunità e prospettive ai bambini e ai ragazzi provenienti da contesti disagiati. Appare evidente la violazione dei princìpi di pari opportunità, di libertà di scelta, di valorizzazione degli interessi personali e dei talenti”.
Anche se il tasso di dispersione scolastica nazionale, per i giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni, è sceso al di sotto del precedente target italiano (16%), resta ancora superiore di ben 4 punti percentuali all’obiettivo europeo del 10% entro i 2020. Sono le regioni del sud quelle con la maggiore dispersione scolastica (Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise), con un tasso di abbandono maschile (20,2%) nettamente superiore a quello femminile (13,7%). Spesso i ragazzi sono costretti ad abbandonare per ragioni economiche e per dare un contributo all’economia familiare.
A giudizio dell’ANP, si deve compiere una riflessione politico-culturale importante e coraggiosa e avviare efficaci azioni di compensazione del disagio socio-economico. “È indispensabile agire presto e con determinazione per elevare la qualità del sistema di istruzione ed il suo livello di equità, valorizzando docenti e dirigenti e rendendo più attraenti queste professioni” aggiunge Giannelli.
È anche necessario collegare maggiormente scuola e mondo del lavoro. In uno scenario che vedrà entro il 2020 un deficit di circa 800.000 unità di personale con competenze tecnologiche, infatti, le opportunità offerte dagli ambiti STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) sono ancora ritenute poco interessanti dalle studentesse, solo il 35 %, contro il 66% dei ragazzi.
“Si deve lavorare per colmare qualsiasi gap culturale e di genere, anche attraverso la formazione dei docenti e la riduzione delle incombenze burocratiche che distraggono energie e risorse dalla progettualità e dall’innovazione didattica. Senza un serio rilancio del sistema scolastico, l’Italia resterà bloccata in un assetto sociale rigido e con scarse prospettive di crescita” conclude Giannelli.