Riportiamo di seguito il testo dell’interrogazione parlamentare presentata lo scorso 17 maggio dal Sen. Orellana al Ministro dell’Interno e il resosconto stenografico della risposta del Governo del 10 novembre 2016, in merito all’utilizzo degli edifici scolastici per le consultazioni elettorali.

 

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02854

Atto n. 3-02854

Pubblicato il 17 maggio 2016, nella seduta n. 627

ORELLANA
Al Ministro dell’interno. –

Premesso che:

in Italia, molte scuole vengono utilizzate come seggi elettorali durante le consultazioni elettorali, siano esse a carattere nazionale, sia nel caso di elezioni amministrative locali (regionali, provinciali, comunali) sia per le consultazioni referendarie;

in tali casi, i diversi sindaci, assumendo poteri prefettizi, individuano con propria ordinanza gli edifici scolastici dove insediare i vari seggi elettorali;

nell’anno in corso, 2016, le scuole hanno dovuto interrompere la regolare attività didattica in occasione del referendum del 17 aprile e torneranno a sospenderla per le amministrative di giugno (nei Comuni in cui sono previste votazioni per l’elezione dei sindaci) e per il referendum costituzionale di ottobre;

l’Associazione nazionale presidi già in passato aveva stigmatizzato “i giorni rubati alla didattica” con gli insegnanti costretti ad interrompere i programmi per consentire il regolare svolgimento delle elezioni; Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione ha riferito in proposito al quotidiano “il Fatto Quotidiano”: “Hanno ragione i colleghi che lamentano questa sottrazione di giornate perché si toglie il diritto all’istruzione ai nostri ragazzi. Ci sono altri uffici pubblici che potrebbero essere presi in considerazione. Le scuole sono un patrimonio edilizio più comodo e diffuso ma andrebbe fatta un’anagrafe degli edifici pubblici e si troverebbero altre sedi. Questa proposta di buon senso che arriva dai presidi non è mai stata presa seriamente in considerazione perché richiede un concerto dei ministeri. La politica tende a dare maggiore importanza al voto piuttosto che al diritto all’istruzione” (articolo di Alex Corlazzoli del 5 aprile 2016);

come riportato dagli organi di stampa, anche i genitori, in particolar modo quelli degli alunni che frequentano le scuole dell’infanzia e primaria, lamentano i disagi derivanti dall’interruzione delle lezioni scolastiche in concomitanza con le consultazioni elettorali e referendarie, che costringe molti di loro a doversi assentare dal posto di lavoro o a sostenere spese extra per la gestione dei figli;

i disagi per l’utilizzo degli edifici scolastici quali sedi per i seggi elettorali sono ancora più accentuati in un Paese come il nostro dove le consultazioni politiche, amministrative e referendarie si susseguono con estrema frequenza,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle problematiche esposte;

se non ritenga opportuno accogliere le istanze dell’Associazione nazionale presidi, prevedendo un’anagrafe degli edifici pubblici, così da individuare sedi più opportune dove insediare i seggi elettorali, in alternativa agli edifici scolastici, in modo da non ledere il diritto all’istruzione degli studenti;

se non ritenga opportuno escludere in primis le scuole dell’infanzia e le scuole primarie dall’elenco degli edifici utilizzati come seggi elettorali, per non creare disagi alle famiglie di bambini che sono in una fascia di età per cui richiedono ancora assistenza.

 

Resoconto stenografico della risposta del 10 novembre 2016 all’interrogazione parlamentare del Sen. Orellana.

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione 3-02854 sull’utilizzo di edifici alternativi alle scuole per le consultazioni elettorali.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

DE FILIPPO, sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli senatori, con l’interrogazione all’ordine del giorno il senatore Orellana richiama l’attenzione sulle doglianze – riprese anche da alcuni organi di stampa – espresse dall’Associazione nazionale presidi, dal corpo docente e dai genitori per i disagi causati dall’interruzione delle lezioni scolastiche in concomitanza con le consultazioni elettorali e referendarie.

Chiede, quindi, che venga accolta la proposta della citata Associazione dei presidi di realizzare un’anagrafe degli edifici pubblici, allo scopo di individuare sedi alternative agli edifici scolastici, idonee all’allestimento dei seggi elettorali, così da non ledere il diritto all’istruzione degli studenti.

Il problema evidenziato è noto al Ministero dell’interno che se ne era già occupato, unitamente al Ministero della istruzione, dell’università e della ricerca, nell’intento quantomeno di ridimensionarne la portata.

Più precisamente, i due dicasteri hanno avviato tempo fa, tramite i Comuni e le prefetture, un’indagine per individuare degli edifici pubblici che potessero sostituire integralmente i plessi scolastici come sedi degli uffici elettorali di sezione in tutto il territorio nazionale.

L’iniziativa, tuttavia, con molta franchezza, non ha avuto alcun seguito, essendo emerso un numero assolutamente insufficiente di strutture extrascolastiche idonee allo scopo. Ad oggi, su un totale di 61.553 sezioni su base nazionale, sono 6.979 (cioè 1’11,34 per cento) le sezioni ubicate in edifici extrascolastici. Si tratta di una percentuale non elevata in termini assoluti, ma comunque rivelatrice del tentativo, da parte delle Amministrazioni comunali, di non coinvolgere gli edifici scolastici nell’organizzazione delle consultazioni popolari, ovviamente nei casi in cui ciò risulti materialmente possibile per la presenza di edifici pubblici alternativi.

Quanto poi alla scelta del tipo di scuola (dell’infanzia, primaria o secondaria) o comunque dell’edificio sede di seggio, ricordo che (ai sensi del combinato disposto dell’articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967 e dell’articolo 26, comma 13, della legge n. 340 del 2000) il luogo di riunione delle sezioni elettorali è stabilito in sede locale dall’ufficiale elettorale di ogni Comune, tenendo ovviamente conto delle esigenze del rispettivo territorio e della condizione dei luoghi.

ORELLANA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ORELLANA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per la risposta che, in parte, era attesa, proprio perché mi rendo conto di aver sollevato un problema noto, legato alla nostra storia repubblicana. I dati che ha fornito confermano purtroppo la situazione di particolare difficoltà a trovare sedi extrascolastiche per le consultazioni elettorali. Credo però che il problema sia sempre più urgente e colpisca sempre di più sia le famiglie che i docenti e che in qualche modo vada affrontato in maniera strutturale. Lo dico anche perché se l’esito del referendum sarà positivo, la riforma porterà ad introdurre anche un referendum di tipo propositivo e di indirizzo e, quindi, ad aumentare le occasioni di coinvolgimento diretto della popolazione, che saluto positivamente.

Ciò porterà anche a prevedere il doppio turno in più occasioni: penso ad esempio al ballottaggio nel caso dell’Italicum, per come è stato approvato in Parlamento; infatti, per quanto si possa immaginare di modificare quella legge, allo stato attuale abbiamo questa situazione in cui sicuramente potremo avere non solo un primo turno ma anche un secondo turno alle elezioni politiche, oltre che consultazioni regionali ed europee. L’esigenza di coinvolgere il corpo elettorale è quindi molto presente, ma non di meno abbiamo l’esigenza di dare continuità scolastica e possibilità agli studenti di continuare regolarmente il loro corso di studi senza continue interruzioni.

Non da ultimo ho segnalato – e il Sottosegretario ha colto questo aspetto – la peculiare situazione delle scuole primarie, che credo meriterebbero un caso particolare, perché alcune famiglie si trovano in grande difficoltà a fronte di un’interruzione delle lezioni che inizia il sabato e si protrae fino al lunedì o al martedì per lo spoglio dei voti.

Ritengo che in questa sede il tema non abbia ricevuto una risposta totalmente soddisfacente. Colgo l’interesse, quindi mi ritengo soddisfatto della risposta, ma non della soluzione, perché non la vedo e non la intravvedo, mentre dovremmo tutti fare uno sforzo, coinvolgendo non solo i Comuni e gli uffici elettorali regionali, ma anche altri Ministeri per trovare una soluzione adeguata e aumentare questo numero così ridotto di strutture, attualmente pari all’11 per cento. Credo quindi che su questa strada bisognerà aumentare il più possibile questa percentuale.