Come già avvenuto in occasione dei CCNQ 2019-2021 e 2022-2024, la CIDA – confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità di tutti i settori produttivi alla quale aderisce l’ANP – non ha sottoscritto il 17 giugno 2025 il nuovo Contratto Collettivo Nazionale Quadro (CCNQ) 2025-2027 per le aree e i comparti del pubblico impiego.
La motivazione è la stessa delle volte scorse: il mancato riconoscimento del middle management la cui valorizzazione è da sempre sostenuta dall’ANP.
In questa tornata contrattuale avevamo proposto, vista l’impossibilità di inserire le elevate professionalità nelle aree della dirigenza, di lasciarle nel comparto riconoscendone, però, la specificità. Non essendo stata accolta la nostra proposta di mediazione, in coerenza con quanto fatto in passato e con il sistema valoriale che ci identifica, non abbiamo sottoscritto il CCNQ.
La scelta della CIDA è stata condivisa dalle organizzazioni sindacali del pubblico impiego aderenti, la cui delegazione trattante era composta da un dirigente scolastico, un dirigente delle funzioni centrali, un dirigente medico e un rappresentante del comparto.
Quasi tutte le altre confederazioni hanno firmato il CCNQ, compresa quella che aveva proposto – nella totale indifferenza del tavolo – la balorda collocazione dei dirigenti scolastici nell’area delle funzioni centrali. La balordaggine sta nel fatto che si tratterebbe di una operazione del tutto irrealistica, inutile e, peraltro, dannosa.
Irrealistica perché in radicale contrasto con le basi dell’ordinamento statale, immodificabile senza un pesante e corposo intervento legislativo su fondamentali norme imperative – tra cui lo stesso decreto legislativo n. 165/2001 – di cui non si scorge all’orizzonte alcuna concreta possibilità.
Inutile perché il CCNL dei dirigenti scolastici ne ha già equiparato la retribuzione tabellare e la parte fissa di quella di posizione a quella delle altre dirigenze, incluse le funzioni centrali. Lo spostamento dei dirigenti scolastici in tale area non determinerebbe alcun vantaggio economico, dal momento che la parte variabile della retribuzione, comprensiva della parte variabile di quella di posizione e della retribuzione di risultato, viene definita in sede di CCNI sulla base della consistenza del FUN che già, nell’area “Istruzione e Ricerca”, è distinto dagli analoghi fondi dei dirigenti degli Enti di Ricerca e delle Università e tale resterebbe anche rispetto a quello dei dirigenti delle funzioni centrali.
Dannosa perché la dirigenza scolastica verrebbe del tutto assimilata a quella amministrativa, in palese contraddizione con le unanimi richieste di semplificazione della scuola che, invece, sarebbe così ancora più inondata di molestie burocratiche.
Ai dirigenti scolastici va riconosciuta una piena armonizzazione retributiva, obiettivo costantemente e pervicacemente perseguito dall’ANP che infatti, negli ultimi sei anni, ha ottenuto un miglioramento economico da 60.000 a 85.000 euro lordi annui medi pro capite. Per raggiungere tale risultato servono più risorse economiche, non illusori imbellettamenti retorici.
Gli specchietti per le allodole li lasciamo ai venditori di fumo.
Creare fratture tra i lavoratori sulle loro comuni esigenze è la strada migliore per farli perdere.
Si vince solo uniti. Insieme all’ANP. Tutti.