Le dichiarazioni di Giorgio Rembado sull’elevazione dell’obbligo è stata ripresa da diverse testate giornalistiche.

Ne parlano:

il Corriere della sera:(Il dibattito sulle competenze «Il vincolo in sé non serve. Bisogna cambiare la didattica»)

Dicono di sì anche i presidi: «Purché spiega Giorgio Rembado, presidente dell’Anp non sia come una volta l’obbligo di leva»

 

Scuola24 sito de Il Sole 24 Ore: (Fedeli: ripensare i cicli, e portare l’obbligo scolastico a 18 anni)

 l’Anp, l’Associazione nazionale presidi, mette dei paletti: «Servono interventi mirati sulla qualità dell’istruzione e una vera autonomia scolastica»

Il Messaggero («Scola, alzare a 18 anni l’età dell’obbligo» La cautela dei presidi): [..] sono d’accordo anche i presidi ma non senza precise condizioni: «L’obiettivo non deve essere quello di allungare la permanenza dei giovani tra i banchi di scuola fino a 18 anni, come si faceva una volta con l’obbligo di leva. L’obiettivo deve essere quello di una reale crescita delle competenze e delle conoscenze degli studenti italiani, per dare una vera risposta educativa e formativa alle attitudini e agli interessi culturali individuali»

LA GAZZETA DEL MEZZOGIORNO (Fedeli: Scuola? Obbligo a 18 anni): L’Associazione nazionale presidi si è detta d’accordo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni ma  chiede «un reale potenziamento qualitativo dell’offerta formativa e non solo quantitativo».

 

Roma («Obbligo scolastico fino a 18 anni». Consensi all’idea del ministro Fedeli)   : L’Associazione nazionale presidi si è detta d’accordo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni ma chiede «un reale potenziamento qualitativo dell’offerta formativa e non solo quantitativo»

 

TUTTOSCUOLA (Obbligo scolastico a 18 anni: le reazioni)L’Associazione nazionale presidi si è detta d’accordo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni ma chiede “un reale potenziamento qualitativo dell’offerta formativa e non solo quantitativo“.

 

CronacaSocial (La proposta del Ministro: “Obbligo scolastico a 18 anni”): La reazione dei presidi. Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi (ANP), ha commentato così l’idea del ministro Fedeli: “Siamo d’accordo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni proposto dalla ministra Fedeli ma chiediamo un reale potenziamento qualitativo dell’offerta formativa e non solo quantitativo. Per questo servono due condizioni fondamentali: interventi mirati sulla qualità dell’istruzione e una sempre maggiore autonomia scolastica che permetta agli istituti di realizzare curricula personalizzati per i singoli studenti“.

L’obiettivo, secondo Rembado, “non deve essere quello di allungare la permanenza dei giovani tra i banchi di scuola fino a 18 anni, come si faceva una volta con l’obbligo di leva“, ma quello di “una reale crescita delle competenze e delle conoscenze degli studenti italiani, per dare una vera risposta educativa e formativa alle attitudini e agli interessi culturali individuali“.

 

OrizzonteScuola (ANP. Rembado: Obbligo scolastico a 18 anni? Non sia solo una sorta di servizio militare): 

ANP – “Siamo d’accordo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni proposto dalla ministra Fedeli ma – sottolinea Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi -chiediamo, come ANP, un reale potenziamento qualitativo dell’offerta formativa e non solo quantitativo.

Per questo servono due condizioni fondamentali: interventi mirati sulla qualità dell’istruzione e una sempre maggiore autonomia scolastica che permetta agli istituti di realizzare curricula personalizzati per i singoli studenti”.

Conclude il Presidente di ANP, Giorgio Rembado: “l’obiettivo infatti non deve essere quello di allungare la permanenza dei giovani tra i banchi di scuola fino a 18 anni, come si faceva una volta con l’obbligo di leva. L’obiettivo deve essere quello di una reale crescita delle competenze e delle conoscenze degli studenti italiani, per dare una vera risposta educativa e formativa alle attitudini e agli interessi culturali individuali”.

 

Infinesulla chiamata diretta

Quotidiano Nazionali di ieri  (Prof a chiamata diretta, è un flop. I Presidi: tempi troppo ristretti»: I DIRIGENTI scolastici, in realtà, non sarebbero contrari alla chiamata diretta, come spiega Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi che riunisce più della metà di quelli in servizio, circa 7.400.

«Siamo assolutamente favorevoli – spiega -. Quando si è discusso della “Buona scuola”, difatti, abbiamo espresso un parere positivo alla chiamata diretta. Anche perché assicura la scelta del docente in base ai requisiti più adatti per ogni scuola e alla meritocrazia, non solo in base alle esigenze personali degli insegnati». Da cambiare però sono i tempi. «Le chiamate dirette vanno fatte nei tempi adeguati, non in fretta e furia. Devono partire in primavera e non in agosto, facendo addirittura tornare gli insegnanti dalle ferie». «In più – aggiunge Rembado – vogliamo la possibilità di selezionare i docenti con un colloquio, come accade in tutti i lavori e non con un semplice curriculum». «Per tutti questi motivi – conclude -, la maggioranza dei dirigenti scolastici ha accolto il nostro invito a non fare la chiamata diretta, per protesta. Anche sulla scorta di ciò che è accaduto l’anno precedente, quando i dirigenti ritornarono dalle ferie per selezionare gli insegnati e. in seguito, tanti di loro furono chiamati per le assegnazioni provvisorie, lasciando le cattedre accettate».