La recente sentenza di appello sul crollo verificatosi nel 2008 al Liceo di Rivoli è stata, come è noto, molto severa con il personale della scuola.

Sono stati infatti condannati a pene detentive, oltre a tre funzionari della Provincia di Torino, anche tre docenti che a vario titolo erano addetti alle attività di prevenzione infortuni.

E’ nostra abitudine rispettare tutte le sentenze, ma questo non ci esime nel caso specifico dal sollevare alcuni interrogativi:

1. è pacifico che della sicurezza statica degli edifici scolastici debbano occuparsi in primo luogo gli Enti Locali proprietari, che ne hanno le competenze ed i mezzi, oltre che il titolo. Per quale motivo una condanna di gravità praticamente identica è stata inflitta a personale della scuola che non ha i poteri di intervento né le risorse per farlo?

2. nel Liceo Darwin le cause del crollo erano nascoste dietro una controsoffittatura installata tempo prima proprio dall’Ente Locale. Cosa avrebbero dovuto fare i docenti condannati: procedere loro – sostituendosi ai servizi tecnici della Provincia – ad indagini diagnostiche o ad ispezioni invasive della struttura? con quali fondi e con quale competenza giuridica ad operare su beni altrui?

3. c’è da chiedersi con quale serenità possano da ora in avanti dedicarsi al proprio lavoro dirigenti ed addetti ai servizi di protezione delle scuole, stretti fra l’impossibilità pratica di intervenire sui fattori reali di rischio e l’obbligo giuridico di rispondere comunque per fatti che sfuggono alla loro disponibilità.

Ci sarà un terzo grado di giudizio in Cassazione e l’Anp confida in un vaglio più realistico del bilanciamento fra responsabilità giudiziarie e reali poteri di intervento. Non è individuando, dopo le tragedie, un responsabile purchessia che si fa prevenzione reale; e neppure si rende giustizia sostanziale alle vittime.

Da parte nostra, come principale associazione dei dirigenti delle scuole, abbiamo deciso di dare un contributo fattivo alla questione sicurezza, avviando a livello nazionale un consistente piano di formazione autofinanziato, dedicato a tutti i nostri iscritti e finalizzato ad incrementarne le competenze in materia.

Nei limiti, non superabili, nei quali ci troviamo ad operare, questo vuol essere un contributo reale alla sicurezza delle scuole che ci sono affidate.

La “sicurezza di carta” uccide: lo abbiamo denunciato mille volte. Ed uccide due volte: non rendendo sicure le nostre scuole e sacrificando, prima e dopo gli incidenti, le persone sbagliate.

E’ ora di abbandonare la strada degli interventi meramente sanzionatori, che si sono dimostrati troppe volte inefficaci, e di agire concretamente.