I dirigenti scolastici fermano il tavolo di discussione al Miur sulla valutazione dei presidi. Se la riforma della Buona Scuola non va avanti, con la chiamata dagli ambiti territoriali dei docenti e la permanenza triennale nella  stessa sede di servizio, salta anche la valutazione dei dirigenti: “Si sono pregiudicate le condizioni – denuncia il presidente di ANP, Giorgio Rembado – per arrivare a una giusta valutazione del preside. Siamo in piena controriforma, così abbiamo le mani legate”

Ieri al Miur, l’Associazione nazionale dei presidi ha ribadito la sua posizione critica sui cambiamenti alla legge 107, soprattutto tramite l’accordo tra ministero e sindacati del 29 dicembre scorso: “L’Anp – spiega il presidente Giorgio Rembado – sostiene da sempre la valutazione della dirigenza pubblica e della dirigenza scolastica. La valutazione, però, ha significato solo se le prerogative dirigenziali consentono un effettivo e incisivo intervento nella gestione del servizio per cui si è valutati”.

Poiché l’accordo politico del 29 dicembre sulla mobilità dei docenti comporta un’evidente contrazione degli strumenti a disposizione della dirigenza, Anp ritiene che siano pregiudicate le condizioni per procedere ad una corretta valutazione dell’azione dei dirigenti: “non si può pretendere di valutare i dirigenti se gli vengono tolti gli strumenti per agire – continua Rembado – non possono rispondere dei risultati se gli vengono tolte prerogative dirigenziali. Non si può depotenziare l’organico dell’autonomia con deroghe continue alla legge, vanificando l’attuazione di qualunque progettazione formativa triennale”.

Conclude Rembado: “in sostanza: non si può valutare il dirigente se non ha potere decisionale”.