Secondo quanto previsto dal decreto-legge 22 aprile 2020, n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 6 giugno 2020, n. 41 art. 3-ter, il 25 ottobre scorso è stata firmata, al momento, da due sole organizzazioni sindacali, l’ipotesi del CCNI concernente le modalità e i criteri sulla base dei quali erogare le prestazioni lavorative e gli adempimenti connessi resi dal docente del comparto “Istruzione e ricerca”, nella modalità a distanza. 

Non essendo ancora efficace la sottoscrizione del CCNI, la nota ministeriale n. 1934 del 26 ottobre 2020 recante indicazioni operative per lo svolgimento delle attività nella DDI ha il carattere di un vero e proprio atto unilaterale. 

Secondo l’ANP, l’ipotesi contrattuale poco aggiunge alle indicazioni già fornite dalle Linee guida per la DDI. Piuttosto, lascia aperte diverse questioni che, per la frequenza con cui potranno verosimilmente verificarsi le situazioni da esse determinate, impattano sulla gestione dell’attività didattica. 

Prendiamo il caso del docente in quarantena o in isolamento fiduciario le cui classi siano presenti a scuola: secondo l’art. 1, c. 3 dell’ipotesi di CCNI il docente svolgerà la DDI laddove sia possibile garantire la compresenza con altri docenti non impegnati nelle attività didattiche previste dai quadri orari ordinamentali e, comunque, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 28 del CCNL 2016/18. La soluzione pare poco praticabile: quante compresenze sono effettivamente a disposizione della scuola? Le ore di potenziamento sono già state assorbite, in gran parte, dalla copertura dei vuoti di organico determinati dall’inefficace funzionamento delle chiamate da GPS. E, soprattutto, quale dovrebbe essere il ruolo del docente presente in aula, mentre il collega in quarantena tiene la propria lezione da casa? Sembrerebbe introdursi, così, una nuova figura di docente, il ‘vigilante’, destinataria di tutte le responsabilità di cui all’art. 2048 c.c. Il che renderebbe improprio il riferimento all’art. 28 del CCNL 2016/2018: non sembra certo un gran riconoscimento alla complessità della funzione docente. 

Ci chiediamo, inoltre, cosa succederebbe se, in assenza del ‘vigilante’, la scuola non avesse altra scelta che nominare un supplente per le sole classi in presenza. In tal caso, su alcune cattedre risulterebbero in servizio due docenti contemporaneamente: uno in quarantena per le ore delle classi anch’esse in quarantena, un altro in aula per le ore delle classi in presenza. 

Nei successivi articoli 2 e 3 – “Quote orarie settimanali minime di lezione” e “Ripartizione dell’orario di lavoro” – si richiamano alla lettera le Linee guida per la DDI e si rimanda a quanto stabilito dalle istituzioni scolastiche nei rispettivi Piani scolastici per la DDI, ma non si chiariscono alcuni aspetti fondamentali: le modalità di recupero, in caso di durata dell’unità di lezione inferiore a 60 minuti, e in che modo le attività asincrone possano essere quantificate all’interno dell’orario di servizio. Si tratta di questioni ampiamente prevedibili, anche alla luce dell’esperienza di DAD dei mesi scorsi, alle quali l’ipotesi contrattuale avrebbe dovuto dare delle risposte univoche.  

Ciò induce a un’amara constatazione: il sistema scuola è come Dorian Gray che, guardandosi allo specchio, si vede eternamente giovane e fresco. Applica alla modalità a distanza le stesse dinamiche, sempre più inefficaci, e le stesse metodologie, decisamente superate, che caratterizzano da tempo l’attività in presenza, fingendo che la didattica innovativa, non solo sincrona ma anche asincrona, attuata negli ultimi anni non sia mai esistita. Avremmo sperato che questo CCNI desse finalmente riconoscimento alla professionalità che tanti docenti hanno dimostrato di possedere nelle prassi didattiche (moderazione di forum, TED e blog, debateflipped classroom ecc.) che costituiscono, oramai, un know-how di punta. Tale realtà, per le parti che hanno sottoscritto il CCNI, semplicemente non esiste in quanto non è contestualizzabile nel CCNL del 2006-2009 né in quello del 2016-2018. 

Riteniamo, pertanto, che si sia persa l’ennesima occasione per offrire alle scuole delle indicazioni precise e che, cosa ancor più grave, non si si sia voluto prendere atto del lavoro innovativo di tanti docenti che continua a non essere riconosciuto. 

Il sistema scuola, come Dorian Gray, subisce il passare del tempo e non si rende conto che è ormai invecchiato perché ha deciso di utilizzare uno specchio che mente.  

L’ANP scommette sulla scuola reale, che accetta la sfida dei tempi senza temerla.