Siamo ormai arrivati al 22 gennaio e, a parte qualche superficiale gossip, non si legge nulla di concreto sulla semplificazione del protocollo di gestione dei casi di positività in classe di cui, innumerevoli volte, abbiamo reiterato la richiesta.  

Un protocollo inattuabile e, di fatto, inattuato. 

La politica, concentrata solo sull’appuntamento – di cui certo non disconosciamo la rilevanza – dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, non sembra voler comprendere che, nella maggior parte delle scuole, il servizio si è completamente snaturato per supplire alle carenze di quello sanitario sul territorio. 

Le ASL spesso non effettuano i tamponi previsti dal D.L. 1/2022 – anche comunicandolo ai dirigenti scolastici senza alcun pudore – e sempre più spesso “delegano” ad essi l’individuazione dei contatti stretti nonché l’adozione di provvedimenti di propria competenza. Circolano, addirittura, alcuni facsimile di provvedimenti di “prescrizione”, da parte del dirigente scolastico, di tamponi agli alunni. Qualche collega, tra il serio e il faceto, sostiene che l’acronimo DS ormai non significhi più “dirigente scolastico” bensì “direttore sanitario”.  

A prescindere da tali storture, ai colleghi – e ai loro più stretti collaboratori – non si consente più, di fatto, di fruire del fisiologico riposo giornaliero e settimanale. Non si occupano più di questioni scolastiche ma esclusivamente di problemi sanitari e parasanitari. Ricevono a tutte le ore, sette giorni su sette, notizie relative agli esiti dei tamponi degli alunni e ci si aspetta che provvedano istantaneamente a modificare l’organizzazione del servizio e a comunicarlo alle famiglie. Sono sottoposti a una pressione psicologica senza precedenti da parte dei genitori che, ovviamente, chiedono loro conto della farraginosità della procedura e dell’inerzia delle ASL. Genitori che, nella maggior parte dei casi, sarebbero impossibilitati a lavorare se la scuola non ammettesse i loro figli alle lezioni in presenza.  

Era questo l’intento del Governo quando, il 5 gennaio, ha approvato quel decreto-legge?  

Forse ricordiamo male: la delega di funzioni non dovrebbe essere prevista dalle fonti primarie? E come è possibile delegare funzioni proprie dell’apparato sanitario a quello scolastico? 

Qualcuno potrebbe affermare: “l’emergenza non conosce regole”. Il che è vero, ma un’emergenza perdurante da due anni non può tramutarsi in un cronico stravolgimento delle regole. 

A questo punto, paradossalmente, perché non delegare alle scuole il sistema di prenotazione dei controlli diagnostici e delle visite specialistiche? Probabilmente, vista la qualità dei colleghi e del loro sovrumano impegno, si riuscirebbe a risollevare le sorti del sistema sanitario. 

Ciò avverrebbe al prezzo del sacrificio di quello scolastico che, in tutta evidenza e al netto delle tante ipocrite dichiarazioni di facciata, non interessa proprio a nessuno.