Con la delibera approvata il 17 maggio – alla quale abbiamo dedicato un approfondimento la scorsa settimana – il Consiglio Nazionale dell’ANP ha tracciato una linea chiara: rilanciare l’autonomia scolastica a un quarto di secolo dalla sua entrata in vigore per rinforzarla.
Questa scelta – in perfetta coerenza con la finalità di cui all’articolo 2, comma 1, lettera h) del nostro Statuto che attribuisce all’ANP lo scopo di “porsi come interlocutrice dei decisori politici in merito alle proposte di politica scolastica e formativa e promuovere l’intervento dei poteri pubblici a sostegno e rafforzamento dell’autonomia scolastica” – trae origine da due distinte ragioni. In primo luogo, come avviene per tutti i sistemi normativi, se ne rende necessaria la manutenzione dopo un certo lasso di tempo; in secondo luogo, ma non certo per importanza, occorre rimuovere le principali criticità venute in luce finora.
A nostro avviso, l’autonomia va aggiornata secondo due direttrici complementari e irrinunciabili:
- da un lato, occorre dotare le istituzioni scolastiche di strumenti idonei a rendere più concreta e sostanziale l’autonomia che, non dimentichiamolo, è finalizzata alla qualità del servizio, alla sintonia con le esigenze del territorio e, soprattutto, al successo formativo
- dall’altro, occorre centralizzare alcune procedure standardizzate – come i pensionamenti e le ricostruzioni di carriera – che, per loro natura, non sono gestibili con particolare efficienza da istituzioni ispirate al principio costituzionale della sussidiarietà che trae ragion d’essere proprio dalla diversificazione e personalizzazione dei servizi ai cittadini.
Indichiamo, qui di seguito, le principali questioni da rivedere.
Organico – Una programmazione triennale necessita di certezze triennali. Le scuole non possono realizzare piani formativi efficaci se dispongono, di anno in anno, di un organico appena sufficiente a garantire le ore curricolari: per superare la logica dell’emergenza continua e della programmazione episodica serve una dotazione organica potenziata che, prescindendo dal mero conteggio delle ore di lezione, consentirebbe di realizzare quella progettazione formativa che è imposta dalle norme ma, spesso, impedita dall’inadeguata realtà organizzativa. Del resto, i recenti interventi a supporto delle istituzioni scolastiche più svantaggiate, finanziati con fondi strutturali europei, hanno dimostrato l’indubitabile efficacia della personalizzazione degli apprendimenti, resa possibile proprio dalla presenza di più insegnanti nelle scuole interessate dalle misure.
Risorse – È fondamentale dotare le scuole di un budget triennale adeguato che consenta loro di pianificare gli interventi educativi con il giusto orizzonte temporale. La frammentazione delle risorse rende inattuabile qualsiasi visione strategica, specie quando questa è particolarmente innovativa. Le scuole hanno bisogno di finanziamenti certi, noti con largo anticipo, sostanzialmente svincolati da un’eccessiva burocrazia se si vuole che realizzino progetti educativi di ampio respiro, ritagliati sulle esigenze del territorio. Il controllo dovrebbe operare solo sui risultati, non sui dettagli operativi delle procedure.
Assunzione diretta – Si tratta di un fattore decisivo per contrastare il fenomeno del precariato e consentire alle scuole di agire con efficacia nonché, lo ribadiamo ancora una volta, pienamente rispettoso della norma costituzionale di cui all’articolo 97, comma 4. L’attuale sistema di reclutamento, basato su concorsi nazionali e graduatorie centralizzate, ha innumerevoli volte dimostrato di non essere in grado di assicurare la tempestività necessaria per sostituire il personale messo in quiescenza né la coerenza tra le esigenze delle singole istituzioni scolastiche e le competenze dei neoassunti. I dirigenti scolastici costituiscono una risorsa strategica che potrebbe offrire un grande contributo anche alla selezione del personale. L’introduzione di un modello assunzionale che attribuisca al dirigente – insieme al comitato di valutazione, secondo una procedura analoga a quella della valutazione del periodo di prova – un ruolo determinante, con meccanismi trasparenti, consentirebbe di costituire team professionali coerenti con l’offerta formativa. D’altronde, è quanto già avviene nella sanità e dovrebbe ripetersi ovunque si parli di leadership professionale responsabile.
A latere, evidenziamo una ulteriore questione di stringente attualità che si interseca con la gestione delle scuole autonome. Le sovrapposizioni di competenze tra organi collegiali e dirigente scolastico costituiscono un evidente limite in un sistema orientato ai risultati. Occorre superarle attraverso una definizione più precisa e funzionale dei ruoli e delle responsabilità, rimuovendo le interferenze esistenti e rafforzando l’azione dirigenziale. Confidiamo che l’attuale disegno di legge sulla semplificazione normativa, già approvato dal Senato e in corso di esame presso la Camera, sappia rispondere a quest’esigenza non ulteriormente rinviabile a più di un quarto di secolo dagli storici pareri n. 1603/1999 e n. 1021/2000 del Consiglio di Stato.
Ad avviso dell’ANP, solo un sistema autonomistico adeguatamente rivisto e potenziato potrà affrontare e risolvere alcune serie criticità quali i divari territoriali e l’abbassamento delle competenze che, come dimostra anche l’ultimo Rapporto INVALSI, si stanno aggravando.
Poiché autonomia e dirigenza sono il binomio indissolubile e costitutivo dell’attuale assetto ordinamentale, qualsiasi sua rivisitazione dovrà tenere in debito conto il ruolo della leadership dirigenziale cui va affidato, senza remore, il compito di migliorare il nostro sistema educativo per consentirgli di affrontare le sfide del futuro.