L’approssimarsi della stagione autunnale segna l’avvio dei lavori parlamentari sul disegno di legge di bilancio per il 2026. Si tratta di un’occasione strategica per richiamare l’attenzione del Consiglio dei Ministri sulla necessità di investire nel settore dell’istruzione: un ambito determinante per favorire la crescita economica dell’Italia nonché per garantire concrete prospettive di miglioramento alle nuove generazioni.
L’ANP ha più volte rivendicato con determinazione – da ultimo nel nostro comunicato del 27 agosto scorso – “un trattamento migliore per tutti gli operatori scolastici”, nella convinzione che una retribuzione adeguata contribuisca significativamente al benessere professionale e al miglioramento delle condizioni lavorative del personale, contribuendo indirettamente alla qualità dell’offerta formativa. Occorrono, infatti, investimenti coraggiosi e provvedimenti di ampio respiro per valorizzare il sistema scolastico affrontandone seriamente i problemi strutturali.
La situazione dei dirigenti scolastici, nello specifico, presenta aspetti che meritano attenzione immediata, innanzi tutto sul versante dell’armonizzazione retributiva con gli altri dirigenti pubblici della medesima area contrattuale. È noto a tutti come le competenze e le responsabilità gravanti sui colleghi siano esponenzialmente cresciute negli ultimi anni, tanto sul versante meramente amministrativo quanto su quello della gestione delle risorse umane. Permane, purtroppo, una iniqua e inaccettabile disparità di riconoscimento economico con gli altri dirigenti pubblici della medesima area contrattuale. L’inaccettabilità origina, in particolare, dall’avvenuta attivazione del Sistema di valutazione che, avendo introdotto articolati meccanismi di controllo dei risultati ottenuti, ha determinato una piena equiparazione della dirigenza scolastica con le altre categorie dirigenziali pubbliche.
Non pare inutile ricordare che il D.L. n. 80/2021, all’articolo 3 comma 2, prevede esplicitamente la possibilità di successivi interventi finalizzati all’individuazione di risorse adeguate a superare i vincoli della spesa destinata ai trattamenti accessori. Una disposizione dalle chiare finalità programmatiche che il legislatore ha già iniziato a implementare per diverse amministrazioni pubbliche – si veda il recente D.L. n. 25/2025 sull’armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale ministeriale e della Presidenza del Consiglio dei ministri – ma che rimane inspiegabilmente inattuata per i dirigenti scolastici.
Per tali ragioni l’ANP ribadisce l’urgenza di stanziare risorse economiche congrue per armonizzare sia la componente variabile della retribuzione di posizione sia la retribuzione di risultato dei colleghi con le somme destinate agli altri dirigenti dell’Area Istruzione e Ricerca.
Reiteriamo, inoltre, le nostre precedenti richieste volte ad assicurare ai dirigenti scolastici e al personale ATA l’accesso gratuito ai luoghi della cultura, attualmente riservato solo al personale docente, e a garantire la fornitura di buoni pasto sia ai colleghi – come già avviene per gli altri dirigenti pubblici – sia a tutto il personale che lavora a scuola per l’intera giornata, trattandosi di una basilare misura di welfare ampiamente riconosciuta a tanti pubblici dipendenti.
Investire nell’educazione, lo sottolinea un recentissimo report della Commissione europea, determina numerosi benefici economici e sociali: l’ANP chiede dunque all’Esecutivo e al Parlamento di intervenire affinché il settore dell’istruzione riacquisti il ruolo centrale di cui necessita per aumentare la competitività del Paese in un contesto globale sempre più sfidante.