Nella prima mattinata di ieri abbiamo appreso che il TAR della Lombardia, discutendo dei ricorsi presentati avverso la riedizione del concorso a dirigente scolastico, li ha dichiarati in parte accoglibili con l’effetto di annullare tutti gli atti impugnati. È la seconda volta che il giudizio di merito annulla la tormentata procedura del concorso lombardo: la prima volta affermando il “principio astratto” di una potenziale violazione dell’anonimato delle prove, adesso per l’irregolarità della procedura adottata per la nomina del Presidente della Commissione e dei membri delle due Sottocommissioni, malgrado i provvedimenti relativi siano stati assunti sotto la diretta responsabilità del Capo Dipartimento Istruzione del MIUR, che aveva avocato a sé la gestione del reimbustamento delle prove e della loro ricorrezione a seguito della sentenza del Consiglio di Stato.

A fare le spese di una situazione nella quale l’imperizia e la superficialità si sono combinate in una miscela devastante, sono stati in occasione del primo annullamento novantasei candidati che avevano positivamente superato la prima edizione del concorso (in parecchi casi anche brillantemente) e che si sono ritrovati esclusi in fase di ricorrezione. Il nuovo annullamento ricade pesantemente su circa cinquecento dirigenti di nuova nomina, che non solo hanno superato la riedizione del concorso ma che sono stati inseriti nei ruoli regionali, hanno gestito per un intero anno scolastico istituti anche molto complessi ed hanno superato positivamente l’anno di prova previsto dal CCNL dell’Area V. Si continua a giocare sulla pelle delle persone in un estenuante, cinico e spietato gioco di rimpallo, nel quale mai nessuno dei diretti responsabili è disposto a rispondere per gli errori commessi.

A questo punto occorre ancora una volta pensare alla soluzione da adottare, a mettere l’ennesima toppa ad un vestito fatto quasi esclusivamente di toppe. L’amministrazione deve farsi carico in tempi rapidi e certi del problema: ci sono centinaia di persone che rivendicano di veder riconosciuti i loro diritti e c’è un sistema scolastico regionale che è già stato messo a dura prova negli anni scolastici passati e che stavolta non reggerebbe al sovraccarico di oltre 600 reggenze.

Chiediamo pertanto all’amministrazione scolastica di adoperarsi in tutti i modi e tempestivamente per porre fine ad una vicenda concorsuale che ha provocato fin troppi danni e dolori e per garantire la continuità dell’azione dirigenziale a salvaguardia degli interessi dei vincitori del concorso e delle scuole lombarde.

La Buona Scuola parte anche dal recupero della funzionalità delle istituzioni e dal rispetto dei diritti delle persone.