L’emergenza da coronavirus ha reso ancora più evidente ciò che l’ANP denuncia da tempo: la responsabilità penale che grava sui colleghi in materia di sicurezza è eccessiva perché è materialmente impossibile riuscire a tenere sotto controllo tutti i fenomeni che possono verificarsi in una realtà lavorativa complessa.

Non è esigibile una prestazione che richieda competenze molto specialistiche e molto diversificate, o per lo meno non può esserlo con il rigore che caratterizza le attuali disposizioni penali.

Non si può pretendere che un dirigente scolastico, per quanto affiancato da un responsabile del servizio di prevenzione e protezione e da un medico competente, possieda ed eserciti quotidianamente competenze che spaziano dalla logistica all’elettrotecnica, dalla tossicologia alla virologia, dall’acustica alla radioattività  (ma l’elenco è molto più lungo) e che possa essere condannato in caso di infortunio derivante da un numero di cause così differenziate. Queste considerazioni, in ambito scolastico, riguardano direttamente gli edifici – la cui gestione, peraltro, compete agli enti locali – così come le attività didattiche vere e proprie.

Il Covid-19, a ben guardare, non che è un rischio tra tanti – in verità, la legge impone che siano previsti e prevenuti tutti i rischi – ma ben vediamo quali difficoltà gestionali stia comportando a livello planetario.

Se il Governo ha deciso che l’esame di Stato conclusivo del II ciclo si svolga a scuola, non è giusto far ricadere sui dirigenti la responsabilità del contagio a danno di chicchessia. L’articolo 42 del decreto-legge 18/2020 ha equiparato questo evento a un infortunio sul lavoro. Può mai risponderne un dirigente scolastico? E sia ben chiaro – a scanso di ogni equivoco – che non si vuole qui contestare l’obbligo di tutela per chiunque subisca infortuni. Vogliamo solo che le responsabilità siano attribuite in modo più equo.

L’ANP chiede – una volta per tutte – che la responsabilità penale sia riformata proprio per tenere conto dell’estrema complessità e dell’estrema specializzazione richieste dall’attività gestionale.

Non lasciamo che la tutela del diritto all’incolumità, patrimonio di civiltà, sia degradata ad una primitiva ricerca del capro espiatorio!