L’ANP ha partecipato, oggi 22 dicembre 2023 presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, al confronto sui contenuti di quattro importanti documenti: 

  • Le Linee triennali di indirizzo per la Formazione del personale scolastico 2023-2025 (Prime indicazioni) elaborate dalla Scuola di Alta Formazione dell’Istruzione (SAFI) 
  • La Direttiva per l’accreditamento, la qualificazione e il riconoscimento di singoli corsi per la formazione del personale scolastico e per la formazione in servizio incentivata 
  • Le Disposizioni concernenti le modalità di valutazione dei percorsi di formazione incentivata per il personale docente di cui all’articolo 16-ter, comma 4-bis, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59 
  • La Direttiva di definizione degli obiettivi formativi dei percorsi della formazione in servizio incentivata. 

In premessa l’Amministrazione, rappresentata dal Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, Dott.ssa Carmela Palumbo, e dal Direttore Generale per il personale scolastico, Dott. Filippo Serra, ha comunicato di avere snellito e rimodulato, sulla scorta delle osservazioni formulate dalle organizzazioni sindacali, i documenti inviati in data odierna al CSPI per il previsto parere. 

L’ANP, in merito a tale operazione, ha espresso apprezzamento nei confronti dell’Amministrazione per avere recepito in più passaggi – soprattutto riguardo il profilo dirigenziale e le problematiche dell’accreditamento degli enti – le nostre puntuali osservazioni, alleggerendo i testi iniziali ed espungendo le parti su cui avevamo espresso numerose riserve.  

Tuttavia, permangono serie criticità. 

In relazione al Decreto sulle modalità di valutazione dei percorsi di formazione incentivata, l’ANP ha segnalato la necessità di chiarire i compiti del comitato di valutazione recuperando le funzioni previste dalla norma, con particolare riferimento al ruolo del dirigente. Le prerogative di quest’ultimo, come responsabile dei risultati del servizio e della valorizzazione delle risorse umane nonché di promotore della qualità dei processi formativi, sono chiaramente delineate dal D.Lgs. n. 165/2001 che costituisce norma imperativa. Invece, nell’architettura disegnata dal decreto-legge n. 36/2022 – e ripresa dal decreto in questione – il comitato sembra operare in autonomia. Al dirigente scolastico, che lo presiede, non è riconosciuto expressis verbis quel ruolo di promotore e di garante della qualità dei processi formativi nonché della valorizzazione del personale conferitogli dalle norme.  

Lo stesso modello della sussidiarietà promosso dalla SAFI, poi, da un lato prevede un indubbio aumento del carico di lavoro per le scuole – chiamate ad attuare una poderosa macchina organizzativa – e dall’altro vanifica ogni possibilità di incidenza effettiva sui risultati degli studenti, lasciando alla volontarietà del docente l’adesione alla formazione che per espressa previsione di legge dovrebbe essere “obbligatoria, permanente e strutturale”. 

E ancora: le Linee di indirizzo rappresentano un lavoro in fieri e, non a caso, l’Amministrazione ha evidenziato nel testo che si tratta di “prime indicazioni”. Avevamo già rilevato (comunicato del 14 dicembre) l’impossibilità di cogliere un’eventuale correlazione statisticamente significativa tra la frequenza, da parte dei docenti, dei percorsi di formazione attivati e i risultati delle prove Invalsi degli studenti affidati alla responsabilità di quegli stessi docenti che, però, non hanno stringenti obblighi di formazione. Anziché tentare di sciogliere il delicato nodo della formazione obbligatoria, in questa nuova versione del documento si è preferito rinunciare in partenza alla possibilità di ancorare i risultati degli studenti alla professionalità docente. Abbiamo dunque sottolineato come si stia perdendo, ancora una volta, un’occasione preziosa per affermare il ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza. Sarà dunque molto improbabile innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti – di cui tanto ci si preoccupa, ma solo a parole, in occasione della periodica pubblicazione dei rapporti INVALSI e OCSE-PISA – e assicurare loro ciò che l’ordinamento prevede: percorsi di qualità e successo formativo. 

Tali criticità, tra le tante presenti, hanno un’origine comune: un sistema di formazione iniziale e di accesso alla docenza definito da un decreto-legge, il n. 36/2022, inadeguato alle esigenze e viziato da un’idea di scuola del tutto anacronistica. E, cosa ancora più grave, in evidente elusione del quadro ordinamentale.  

L’ANP ha nuovamente espresso, quindi, il suo fermo dissenso nei confronti di un impianto formativo che non tiene conto dell’evoluzione normativa. Già il parere del Consiglio di Stato sez. II, n. 1021 del 26 luglio 2000 invitava il Ministero a rivedere la governance della scuola.  

È semplicemente scandaloso che – dopo oltre 23 anni – non sia stato ancora approvato alcun incisivo intervento di revisione complessiva del rapporto tra le competenze degli organi collegiali e quelle del dirigente scolastico, così mantenendo in vita la disfunzionale dissonanza tra il Testo Unico del 1994, l’autonomia delle istituzioni scolastiche e la qualifica dirigenziale dei capi di istituto. 

Ne discende un inaccettabile depotenziamento del ruolo del dirigente scolastico nell’ambito della gestione delle risorse umane, così come contemplata dal D.Lgs. n. 165/2001.  

L’ANP chiede con forza che il legislatore intervenga, finalmente, per riparare le falle di un sistema manifestamente superato e inefficace per la sua disorganicità.