L’assemblea Congressuale della Federazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della CIDA (FP CIDA) ha approvato ieri all’unanimità, in chiusura dei suoi lavori, il seguente documento:

La CIDA-FP per il rigore e lo sviluppo del sistema Italia nell’Europa

Il DPEF approvato all’inizio della legislatura indica gli obiettivi strategici del sistema Italia nel contesto comunitario e gli strumenti per conseguirli.

Tra questi il più importante è certamente la legge finanziaria, in fase di predisposizione.

Sul tema pare doveroso intervenire per esporre alcune idee di base utili a coniugare rigore e sviluppo nell’interesse generale del Paese senza penalizzare (sul piano retributivo, fiscale e previdenziale) le categorie dei dirigenti, dei quadri, dei professionisti, dei docenti e dei ricercatori.

Il rigore deve riguardare necessariamente la riduzione della spesa pubblica improduttiva (apparati statali obsoleti e inutili anche in relazione al vigente dettato costituzionale, apparati regionali crescenti non sempre necessari, proliferazione ingiustificata di uffici di diretta collaborazione con gli organi politici, di dipartimenti, di direzioni generali e di uffici dirigenziali, permanenza in vita di Enti inutili), interventi di razionalizzazione strutturale della amministrazioni pubbliche (unificazioni, accorpamenti, soppressioni), un’azione stringente ed effettiva sul versante dell’evasione e dell’elusione fiscale.

Lo sviluppo deve privilegiare la ricerca e deve incentivare la produttività complessiva del sistema, conferendo un ruolo strategico alle amministrazioni pubbliche, per le funzioni indispensabili che le stesse esercitano sul versante istituzionale e dell’organizzazione ed erogazione di servizi pubblici essenziali (istruzione, salute, previdenza).

Le amministrazioni pubbliche saranno in grado di svolgere efficacemente i loro compiti solo se regolate da norme sostanziali e procedurali essenziali e chiare, da un assetto organizzativo funzionale alle finalità che perseguono, da un reclutamento selettivo per esami e titoli, da carriere che si sviluppano per meriti e da un sistema di relazioni sindacali che deve essere profondamente riformato nei contenuti e nei meccanismi.

Se gli aspetti retributivi del rapporto di lavoro pubblico sono materie di contrattazione collettiva, gli interventi unilaterali della politica sono assolutamente indebiti.